.jpeg)
Le associazioni animaliste diffidano i Comuni e l’Asp Veterinaria di Catania a predisporre una
CABINA DI REGIA per concordare linee guida univoche e protocolli per il contenimento del
randagismo.
Nove associazioni a tutela degli animali Le Aristogatte, Asa, La Buona Stella, L’Altra Zampa, Lida
Catania, Oipa, Teg4Friends, Upa e Cuore Animale associazioni, intervengono per tutelare il
benessere dei cani randagi e chiedono una Cabina di Regia per partecipare attivamente sul territorio
affinché non vengano prese unilateralmente decisioni che possono danneggiare gli animali randagi.
Infatti, le associazioni animaliste hanno appreso da fonti di stampa della riunione tenutasi tra alcuni
Sindaci dell’hinterland catanese (Comuni di Valverde, Aci Bonaccorsi, Aci Catena, Aci Castello
Aci Sant’Antonio, San Giovanni la Punta (assente) e San Gregorio di Catania (assente) e l’A.s.p.
Veterinaria di Catania, presente il dott. Rapisarda, per creare una “RETE” per contrastare
l’emergenza randagismo e adottare misure efficaci a tutela del territorio e dei suoi cittadini.
A questa riunione inspiegabilmente e in violazione di legge nessuna associazione animalista è stata
chiamata a partecipare per dare voce agli animali, dimenticando il ruolo fondamentale nella
gestione dei cani/gatti vaganti sul territorio svolto dalle stesse, pienamente riconosciuto dalla legge
regionale 15/2022, ex art 4, comma 5, lettera f).
Il motivo della riunione pare essere la presenza di un branco di 5 cani randagi nel comune di
Valverde dal comportamento assolutamente docile, posto che ad oggi non è stata registrata alcuna
aggressione, così come più volte ribadito dal Sindaco del Comune di Valverde.
Ciononostante, i Comuni nella riunione dell’08/02/2025 pare abbiano deciso di procedere con la loro
sterilizzazione e cosa assurda ed ingiusta etologicamente anche con la separazione del branco
reinserendo i cani singolarmente in diversi Comuni, strategia assolutamente nociva per il benessere
etologico dei cani ed in violazione della legge che è chiara nell’indicare che i cani prelevati devono
essere reimmessi nello stesso luogo ove sono stati prelevati.
Inoltre, programmare una separazione del branco potrebbe provocare un forte senso di
disorientamento, frustrazione e solitudine negli animali rendendo, per queste ragioni, tale
reinserimento assolutamente scorretto da un punto di vista etologico, oltre che configurarsi la
violazione dell’art. 9 della Costituzione e anche il reato di maltrattamento di animali, sanzionato ex
art. 544 ter c.p..
L’avv. Floriana Pisani evidenzia che le associazioni animaliste hanno un ruolo essenziale
riconosciuto anche dal TAR di Catania che in due recenti sentenze la n. 3844/2024 contro il
Comune di San Pietro Clarenza (avente ad oggetto il diritto ad alimentare i randagi senza alcuna
limitazione) e la n. 4137/2024 contro il Comune di Santa Venerina (avente ad oggetto il diritto dei
cani a non essere ingiustamente accalappiati e rinchiusi in canile) ha chiarito che le associazioni
sono pienamente legittimate ad intervenire sul territorio a tutela del benessere degli animali tutti.
Le associazioni avendo tra le loro finalità statutarie il benessere degli animali e tra i loro principi
etici il divieto assoluto di accettare maltrattamenti a danno degli animali si sono decise ad
intervenire per dare un segnale forte alla collettività al fine di sensibilizzarla sul disvalore legale ma
soprattutto etico di questo tipo di decisioni che compromettono il diritto degli animali a essere
trattati con dignità e rispetto.
Le associazioni chiedono a gran voce una CABINA DI REGIA al fine di integrare e/o modificare
l’attuale protocollo per tutelare il benessere degli animali, loro malgrado soggetti passivi
dell’attività umana, e concordare linee guida univoche e protocolli per il contenimento del
randagismo avendo riguardo alla salvaguardia del benessere etologico degli animali.
È, quindi, importante redigere dei protocolli e delle linee guida univoche inserendo tutti quegli
accorgimenti doverosi e indispensabili, secondo le norme vigenti, per tutelare sia il benessere degli
animali che dei cittadini.
Si evidenzia che i Comuni non hanno illimitati poteri tecnico-discrezionali, avendo il legislatore
optato per la misura della “sterilizzazione”, e in ogni caso vietato forme di maltrattamento degli
animali.
La deportazione dei cani per risolvere presunti e non provati problemi di ordine pubblico
rappresenta un trattamento crudele di detti animali, non conforme a legge, violando il loro diritto a
essere trattati con dignità e rispetto.
.jpeg)