In tanti sono accorsi all’incontro coordinato dal sindacato della Cgil, al Bastione degli Infetti a Catania, per discutere di temi di rigenerazione urbana. Dopo un susseguirsi di interventi delle varie associazioni e comitati catanesi tra cui Arcigay e il Centro Astalli, che hanno raccontato il proprio operato ed i loro progetti di rigenerazione urbana, a concludere la serata è stato l’intervento di Maurizio Landini, segretario nazionale della Cgil. Nel cuore della Civita, in via Torre del Vescovo, finalmente quella che sembra un’assemblea politica cittadina, ha inizio. O almeno, lo sembra. I presupposti per un’assemblea politica infatti ci sono ma la domanda che aleggia nell’aria e che viene poi confermata dal brusio degli “spettatori” è una sola: I temi trattati nel corso degli interventi sono tanti ma tra i presenti non sembra esserci chi, in prima persona, quei temi discussi li vive ogni giorno. Dunque: un’ assemblea politica nel quartiere ma senza di esso. A rafforzare il pensiero comune è allora che seccamente e senza giri di parole parla ai cittadini di una città che non è la sua ma di cui ha ascoltato i problemi ed il forte disagio urbano. «Siamo davanti alla crisi della democrazia - dice- la necessità che le persone della città si uniscano per discutere in assemblee spontanee risulta oggi fondamentale». Cosa vuol dire rigenerare? Chiede , segretario Generale della Cgil Catania. «Vuol dire riqualificare quartieri, anche attraverso processi sociali che generano crescita collettiva». Si risponde De Caudo. Sul tema della crescita collettiva sono in molti a crederci. Tra gli interventi infatti, tutte le associazioni rimarcano il tema di un’educazione che possa insegnare ai cittadini come vivere e pensare uno spazio pubblico. A proposito di ciò, il e la sua storia risulta essere un esempio tangibile, di cui , del comitato popolare Antico Corso, parla:«Uno spazio pubblico non ha proprietari, non c’è padrone. La necessità di vivere un luogo pubblico nell’autogestione vuol dire acquisire la consapevolezza di vivere uno spazio che sia comune e che possa vivere nel bene di questi valori. Il bastione degli infetti ne è l’esempio, un luogo di storia calpestato dai piedi di tanti cittadini che con energia ed impegno rendono ancora oggi vivo questo posto». Per educare c’è però bisogno di luoghi dove ciò avvenga liberamente. La denuncia alla scuola pubblica arriva infatti dalla professoressa (del comitato per il contrasto alla povertà educativa e al disagio giovanile) ,che, raccontando dell’operato nel campo della povertà educativa soprattutto nei quartieri come Librino, ha insistito sull’incapacità degli uffici tecnici comunali di intervenire per il raggiungimento di obbiettivi che per le altre scuole del nord Italia sono la normalità. Rigenerare vuol dire anche avere la consapevolezza che esiste una “rigenerazione urbana per ricchi”. La distinzione è frutto dell’intervento di , intervenuto come presidente dell’Arci gay Catania. Diffidare da una rigenerazione urbana superficiale e di facciata , che verte sulla costruzione di città turistiche luccicanti nei centri storici e degradate in periferia. Il progetto concreto di Iannitti: Prendere i fondi dai beni confiscati alla mafia e riutilizzarli per progetti di rigenerazione urbana. Le proposte concrete delle associazioni o dei comitati intervenuti ci sono. Sono reali e ben misurate alla realtà che hanno davanti. Ognuno infatti parla per esperienza, senza troppi giri di parole, cercando di inquadrare perfettamente la situazione in cui la città di Catania verte, fornendo punti di vista differenti in base al campo d’azione in cui queste operano. Ad essere più delicata è la questione di San Berillo vecchio, su cui il progetto di rigenerazione proposto dal comune, se non accompagnato da un serio processo di rieducazione e sostegno, può far scoppiare una «bomba sociale». Il tragico scenario che potrebbe prospettarsi viene presentato da , socia e volontaria del , cui missione è quella di tutelare i diritti di migranti e rifugiati. Nel quartiere infatti, le piazze di spaccio, la porsitutzione e gli episodi di violenza sono sempre in aumento e San Berillo ad oggi sembra essere un vero e proprio contenitore sociale dove chiudere chi per la città è un elemento di disturbo. Prostitute, senza tetto e soprattutto numerosissime famiglie africane popolano le strade del quartiere dove, le associazioni come il centro Astalli provano a innestare processi di mediazione culturale, non sempre efficaci. «I fondi del Pnrr vanno usati -sottolinea Calabrese-ma è necessario un processo di educazione che possa coinvolgere gli abitanti al cambiamento e sostenerli nella ricollocazione». Le parole composite di un discorso ben organizzato sembrano essere quelle giuste, i presenti ne sono contenti ma ancora una volta lo sguardo alla piazza rivela la realtà. I giovani non sono presenti né la gente di quartiere che vive proprio nelle case di fianco al bastione. Trovare una chiave di partecipazione diversa risulta ora più che mai necessario.Nel quartiere, senza il quartiere
Dove è la gente?
l’intervento conclusivo di Landini
«Uno spazio pubblico non ha proprietari»
Carmelo De Caudo
Bastione degli infetti
Salvatore Castro
Antonella Inserra
Contro una rigenerazione per "ricchi"
Matteo Iannitti
La questione San Berillo: una bomba sociale
Valeria Calabrese
Centro Astalli
L'intervento di Maurizio Landini
Al susseguirsi dei numerosi interventi che hanno presentato i molteplici problemi della città da angolazioni e campi d'azione differenti, Landini, segretario nazionale Cgil, prende la parola. Applausi: tra il pubblico la speranza si sente. Quasi c'è la ricerca di uno scoglio a cui aggrapparsi e lui questa sensazione la sente. Il discorso è composto, lungo ma non troppo e con un'abilità disarmante riesce a toccare i temi più disparati incatenandoli tra loro, si vede che è abituato a ciò. Salario minimo, condizione dei lavoratori, subappalti, mafia, ecologia, guerra in ucraina, disagio abitativo, condizioni femminile ecc.Riacquisire la capacità di partecipare
A sentirlo sembra solo un elenco di problemi ma ciò che è vero è che questi coesistono nelle strade della città e scoppiano simultaneamente creando una condizione di disagio ed emergenza mai vista prima. La denuncia al governo arriva, nel disinteresse di questo nell'attuare politiche che vadano incontro ai cittadini e all'incapacità di trovare i fondi per agire. Seccamente il segretario nazionale risolve la denuncia: «I soldi vanno presi dove sono» e parlando di solidarietà Landini ne spiega l'importanza. «La solidarietà è quando chi sta meglio si batte con chi sta peggio, lottare per chi ha meno vuol dire anche tutelare se stessi per allontanare una condizione a cui non vogliamo arrivare». L'intento di Maurizio Landini sembra quello di suggerire alla città l'aggregazione, la coesione e le assemblee cittadine. Creare spazi dove la gente si riabitui a parlare è l'obbiettivo principale ma per fare ciò c'è la necessità che i lavoratori si uniscano per rivendicare il proprio tempo: «Ricostruire la propria vita e il proprio tempo per rivendicare l'intelligenza e partecipare a un processo evolutivo di sviluppo sano». Al termine del discorso arriva l'invito: Il 30 Settembre una manifestazione a Roma per difendere i valori umani su cui si fonda la Costituzione.