È durato poco il giallo di Riposto dove due donne sono state uccise nella mattinata in due zone centralissime del centro abitato. Sono Carmelina Marino, 48 anni, assassinata dentro la sua auto, una Suzuki Ignis, sul lungomare Pantano, e Santa Castorina, di 50 anni, ferita mortalmente, in via Roma, dopo essere scesa dalla sua vettura, una Fiat Panda. E si è suicidato, Salvatore La Motta, 63 anni, con un’arma da fuoco, vicino a una caserma dei carabinieri, in via della Repubblica: l’uomo, un ergostolano e in permesso dal carcere Augusta (dove sarebbe dovuto rintrare stasera), per vicende di mafia, avrebbe ucciso le due donne. La Motta era stato condannato all’ergastolo dalla Corte d’Assise e d’Appello di Catania perchè accusato di essere uno dei componenti del “gruppo di fuoco” che il 4 gennaio del 1992 davanti a un bar del paese uccise Leonardo Campo, di 69 anni, ritenuto dagli investigatori uno dei capi storici della malavita di Giarre. Salvatore la Motta è fratello di Benedetto La Motta, detto Benito. Quest’ultimo si trova recluso per scontare 30 anni di carcere (ottenuti in abbreviato) per l’omicidio di Dario Chiappone, il 27enne ucciso con sedici coltellate alla gola e al torace a Riposto, la sera del 31 ottobre del 2016. Nel processo è emerso che Benedetto La Motta è indicato come esponente di spicco del clan Santapaola-Ercolano e sarebbe stato lui ad autorizzare l’agguato. In quel processo, secondo l’accusa, sostenuta dal procuratore aggiunto Ignazio Fonzo e dal sostituto Santo Di Stefano, sarebbe stato La Motta ad ordinare, per volontà di altri imputati di eseguire l’omicidio di Chiappone. Secondo quanto si è appreso aveva una relazione extraconiugale con la prima vittima, Carmelina Marino. Le due vittime, Carmelina Marino, 48 anni, e Santa Castorina, 50 anni, è stato confermato dai carabinieri, sono state uccise, tra le 08.30 e le 10 di stamattina, con un colpo di pistola al volto.