La comunità di Sant'Egidio scende in campo con tutte le forze possibili per il popolo ucraino. Sabato 5 marzo alle ore 18, nella sede di Santa Chiara di via Garibaldi 89, avrà luogo un incontro per cercare di fare il punto della situazione sulla guerra in atto. Nessuna colpa da attribuire, piuttosto si cercherà di carpire il contesto e le motivazioni che hanno portato ad una così atroce decisione. L'iniziativa ha ricevuto il consenso di molti: dalle scuole alle associazioni universitarie, tutti si attivano per dare il loro contributo alla presenza del responsabile regionale della comunità di Sant'Egidio, Emiliano Abramo e di Francesca Longo, prorettrice e ordinaria di Relazioni internazionali. Immancabile poi la parola di fede che porterà Mons. Luigi Renna alle 19:15, orario in cui si muoverà un corteo per una fiaccolata silenziosa che partirà dalla chiesa di Santa Chiara per finire poi in Cattedrale dove alle 20 ci si riunirà in preghiera. "La sensazione è che questa situazione dell'Ucraina è poco chiara a molti ed è per questo che con il nostro incontro previsto sabato alle 18 intendiamo promuovere un momento culturale volto a spiegare davvero il motore di questa guerra. Quasi come in un ritorno al passato, ci ritroviamo oggi a rivivere quello che pensavamo non succedesse più. Questo nuovo millennio sembrava trasportarci direttamente nel futuro, eppure così non è stato. Bisogna chiedere immediatamente la pace, finire questa incessante corsa alle armi e riprendere a parlare con i toni e le parole di un'era nuova fondata sulla diplomazia. Così facendo, tra l'altro, si rischia di vanificare 40 anni di dialogo ecumenico perché anche le chiese in questo hanno un ruolo. Bisognerebbe quindi ricordare un lavoro fatto che va assolutamente recuperato e in cui tutti dovrebbero schierarsi a favore della pace" - spiega Abramo. Molta la gente che vuole aiutare. Adulti, giovani, ognuno di questi vuol fare la sua parte per combattere una guerra che solo con la pace dei cuori potrebbe davvero cessare. Davanti al devasto di un mondo inumano, la preghiera aiuterà coloro che si cibano di fede, mentre cresce il sentimento fraterno di un popolo che in questi giorni ha dimostrato di non avere confini. "Abbiamo dedicato un conto corrente per l'aiuto in Ucraina così da raccogliere fondi lì dove la guerra ci impedisce di andare in prima persona. Malgrado questo, godiamo del supporto della nostra comunità locale in territorio, ma anche di altre pronte a contribuire per fornire quanto più sostegno possibile. Cerchiamo quindi di acquistare beni di prima e seconda necessità, stiamo inviando degli aiuti a questo popolo di profughi, circa 7 milioni si stima fra donne e bambini, cercando inoltre di intervenire in Romania e in Polonia inviando quante più provviste alimentari possibili, ma anche vestiario che difficilmente si riuscirebbe a reperire in loco". Ciò nonostante, non sarà un colpo di cannone a far tremare la gente. Armi, esplosioni...è forse questa la fine del mondo? E pensare che basterebbe solo darsi la mano per ricordarci che in fondo non siamo così tanto diversi. La guerra getta via anni di lotte a favore di una pace mancata e che tanto si cerca, purtroppo invano. Nessun confine se siamo sotto lo stesso cielo, solo facce che dovrebbero riconoscersi a vicenda, storie e vite di anime uguali.