Prevenire la crisi aziendale anziché subirla. Tutelare la continuità dell’impresa in quanto centro di interessi collettivi che genera un significativo impatto economico e sociale.
E’ anche questa la filosofia del nuovo Codice della Crisi di impresa, la normativa che ha riformato il diritto fallimentare e le relative procedure concorsuali. Il tema è stato al centro del convegno "Cultura imprenditoriale ai tempi del codice della crisi", organizzato da Confindustria Catania, in collaborazione con l'Ordine degli Avvocati, l'Ordine dei Commercialisti ed Esperti contabili di Catania e il supporto di Banca Credem.
“Grazie alla riforma, ha affermato il presidente di Confindustria Catania, Angelo Di Martino, assistiamo ad un cambio di rotta prima di tutto culturale. Il nuovo Codice della Crisi, infatti, può diventare un' opportunità nella misura in cui l'imprenditore mette in campo strumenti che gli consentono di valutare per tempo lo stato di salute della propria impresa e bloccare ogni possibile circuito vizioso che la porta al fallimento”.
Una disciplina complessa, come ha sottolineato Fabio Ciraolo, magistrato della IV Sezione civile-fallimentare del Tribunale di Catania, la cui applicazione "responsabilizza l'imprenditore con risvolti che vanno oltre il mero aspetto economico e valorizzano la sostenibilità e la funzione sociale dell'impresa".
Il tema è stato affrontato anche da Santi Giacona, segretario del Consiglio dell'Ordine degli Avvocati, per il quale la corretta applicazione del Codice impone "una stretta collaborazione tra impresa, magistratura e professionisti, puntando l'attenzione sul valore fondante della formazione sia dal punto di vista etico che professionale".
Un concetto che ritorna nelle parole del presidente dell'Odcec di Catania, Salvatore Virgillito per il quale "fare rete" in modo sinergico tra mondo delle professioni, imprese e istituzioni è la parola d'ordine per perseguire l'obiettivo ultimo della riforma: salvaguardare gli asset e il valore dell'impresa.
A mettere l’accento su una delle novità più significative della nuova legge sono stati Giovanni Privitera, commercialista (Audit FM) e Alberto Fichera, vicepresidente della sezione Consulenza di Confindustria Catania e partner dello studio legale Vocati, che hanno illustrato sotto il profilo tecnico le norme (in particolare il comma 2 dell’articolo 2086 del Codice civile) che prevedono l’obbligo delle imprese di dotarsi di un assetto amministrativo, organizzativo e contabile adeguato alla natura e alle dimensioni dell’azienda, proprio allo scopo di poter rilevare tempestivamente uno stato di crisi e scongiurare la perdita di continuità aziendale.
Una nuova disciplina che chiama in causa anche l’azione del pubblico ministero, tema sul quale si è concentrato l’intervento di Fabio Regolo, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania, che ha messo in luce dati e cifre riguardanti i fallimenti in Italia: 160 miliardi di euro che gravano sull'Erario, dei quali si recupera non più del 3%. "Numeri che destabilizzano il sistema Paese - ha spiegato - e alimentano la concorrenza sleale a danno delle aziende che agiscono nella legalità".
A conclusione degli interventi, moderati dal vicepresidente della sezione Consulenza di Confindustria Catania, Ciro Strazzeri, attraverso il filo conduttore della sostenibilità economica e sociale d'impresa, spazio anche ai case histories illustrati da Miriam Pace, direttore generale di Plastica Alfa e Matteo Sicilia, Business analist di Tresun, imprese che hanno adottato con successo gli "adeguati assetti" previsti dalla normativa, essenziali per monitorare l'azienda e migliorarne la competitività.