E ora? Questa la domanda che tutti in queste ultime ore così calde e definite dai giornali nazionali «infernali», si stanno chiedendo. Cosa fare di una Sicilia, provata e distrutta dalle fiamme? Questa la domanda che anche Giancarlo Di Giulio, proprietario di una casa vacanze chiamata il Giardino dei Lucchesi ed un home restaurant a fianco (Biancomangiare) situati ad Aci Catena, si è probabilmente chiesto dopo che le fiamme dell’ infernale 25 luglio hanno distrutto tutto. O forse, data l'impossibilità di fare nulla, non si è chiesto affatto. Il progetto di Giancarlo prende vita a dicembre con la compagna Paola. Dopo essere stato il proprietario del Birrificio Namaste ha deciso di allargare l'attività trasformandola in un home restaurant e aggiungendo poche stanze per i turisti. Un 'anno di attività ed il lavoro andava a gonfie vele. «Tutto prenotato fino a novembre», confessa il proprietario del Giardino dei Lucchesi. Un piccolo angolo di paradiso, intimo, modesto ma praticamente distrutto. Non c'è nulla da aggiungere purtroppo, la voce di Giancarlo è stanca, serafica. «Non posso fare nulla, servirebbe un milione di euro, posso solo attendere degli incentivi dalla Regione quando e se arriveranno: siamo avviliti, sconvolti e confusi. Ma passato questo momento dovrò e dovremo reagire…».Giancarlo fa una pausa. Rifiata. Chiude gli occhi e afferma “Perché ormai, anche se si volesse, non c'è possibilità di reagire per risollevare la situazione….”. Le fiamme, alle 13 del 25 luglio hanno distrutto l'interno delle camere e la terrazza all'esterno, in poco tempo. Solo un quarto d'ora. Appena 15 minuti. In un'orario così "insolito", mentre la casa vacanze era piena di turisti, l'inferno della Sicilia è arrivato, travolgendo tutto E devastando tutto. «I turisti sono stati trasferiti e tutelati da Booking» spiega Giancarlo che durante l'accaduto era chiaramente sul posto. «Ho cercato di domare le fiamme, nessuno mi ha aiutato né in quel momento, né dopo». Moltissime case vacanze infatti come il Giardino dei Lucchesi e i vari villaggi turistici sparsi per la Sicilia, in questi giorni sono stati distrutti. I turisti scappano, tutelati dalle agenzie di viaggio e centinaia di dipendenti licenziati in pochissimo tempo. Per un lavoro come questo, davanti all'accaduto non c'è davvero nulla da fare né nulla da chiedersi. Forse, la domanda posta all'inizio: «E ora?» dovrebbe chiedersela chi, durante queste ore infernali, era rinchiuso nei palazzi istituzionali. Da questa domanda ripartire ed agire, nel rispetto dei lavoratori che come Giancarlo Di Giulio e tutti gli altri dipendenti del settore, non hanno più nulla. Cade proprio a pennello la dichiarazione della Presidente del Consiglio Meloni riguardo alla crisi climatica. «E' necessario frenare il fanatismo ultra ecologista che stravolge il nostro sistema economico e produttivo» dice parlando della transazione ecologica, mentre il sud Italia brucia e nel nord Italia grandina come non mai con danni ingenti. Forse un cambio di prospettiva andrebbe fatto. Un cambio di prospettiva in cui si inizia a guardare dall'esterno dei palazzi istituzionali per poi entrare ed agire. Non al contrario. Arrivano sui social anche le foto delle influencer intente a godersi il mare siciliano. Proprio nei giorni del disastro. A guardarle, sembra che vivano su un altro pianeta. Forse effettivamente è così, poiché, come in tutti i problemi, a pagare le conseguenze sono i lavoratori che umilmente hanno provato a domare l'inferno della Sicilia, perdendo ugualmente ogni cosa. Un piccolo angolo di paradiso, intimo, modesto, distrutto
Turisti in fuga, dipendenti licenziati
Il pianeta dei ricchi, la realtà dei normali