Cos’è un confine? «E’ la linea che si frappone tra la vita e la morte» risponde il racconto a “Cinque voci” di Melania Mazzucco. Una risposta che cade a pennello per la giornata mondiale del rifugiato e che la comunità di Sant’Egidio, presso la Chiesa di Santa Chiara ricorda, chiamando a raccolta le altre associazioni di volontariato del territorio catanese ed i cittadini: “Cci ritroviamo insieme per morire di speranza, in una preghiera in memoria di tutti quelli che sono morti per arrivare in Europa.” «Siamo qui per pregare per chi vuole speranza, che è vita ed annuncio di accoglienza». Inizia così la messa nella chiesa di Santa Chiara a cui ha assistito anche il neo sindaco della città di Catania, Enrico Trantino insieme a Emiliano Abramo, responsabile della comunità di Sant’Egidio. Recente la notizia: di nuovo, più di seicento morti in mare. Attraversavano il mare dalla Grecia all’Italia. Più di 64 mila gli uomini e le donne disperse in mare dal 1990 fino ad oggi, nel tentativo di raggiungere l’Europa. La tanto ambita Europa, che, scontenta della tanta “popolarità” rifiuta e disprezza le vite umane stringendo, nel frattempo, accordi per finanziare le armi e la guerra nei paesi colpiti da incessanti conflitti. Durante la celebrazione, dei ceri accesi in memoria delle vittime che il mare Egeo ha risucchiato, seguiti da un elenco di nomi che sembra non finire più. Nomi di vittime che della vita hanno assaggiato l’aspetto più crudele. Eppure, anche se la politica delle masse coglie la palla al balzo per alimentare covi di odio verso chi fugge o semplicemente si sposta dalle proprie terre d’origine, a remare a fatica contro corrente sono le tante associazioni di volontariato, cui unica ed ambiziosa missione è quella di creare ponti per abbattere il dualismo tra . Una separazione netta che mai, come lo scorso novembre, la città di Catania ha vissuto e toccato con mano. Due navi con a bordo più di 500 migranti sono sbarcate al porto di Catania, separate dai pochi cittadini accorsi, da barriere in ferro che minacciose segnavano il “confine”, la linea che si frappone tra la vita e la morte. La notizia ha fatto scalpore per pochi giorni per poi disperdersi nel caos mediatico che trascina con sé storie di vita piena. Un fenomeno di portata mondiale, quello delle migrazioni, che miete vittime quotidianamente e che ormai abbiamo accettato come una normalità sgradevole ed inarrestabile. Solo pochi giorni prima della notizia dei 600 morti in mare provenienti dalla Grecia, l’Italia ha vissuto il per la morte di Silvio Berlusconi, ex presidente del consiglio. Un paese cristiano che attorno alla morte costruisce un rito sacro e spirituale che però diventa d’eccezione. «Difficile contrapporre i due eventi- risponde Emiliano Abramo- ma ciò che è certo è che i paesi europei ci hanno voltato le spalle e tra questi il primo è la Grecia». Le storie dei viaggi per cercare di raggiungere l’Europa sono inimmaginabili e col tempo, attraverso la normalizzazione di questo fenomeno, si faranno via via più lontani ed astratti rispetto alla vita dei cittadini occidentali.«abbiamo perso la capacità di commuoverci davanti la morte di essere umani».« La preghiera è l’arma più debole che possediamo in confronto alle armi micidiali ma è l’arma più potente per chi sa entrare nel cuore degli uomini» si chiude così la celebrazione nella Chiesa di Santa Chiara per la giornata mondiale del rifugiato.Di nuovo… “L’Europa delle meraviglie ed altre storie inventate”
“noi e loro”
Storie di vita e di morte che ormai non ci sconvolgono più
lutto nazionale