Chiara Pellegrino
Aria di agitazione, di fretta, di paura, di movimento. Decine di ragazze e ragazzi uniti dalla condivisione di un sentimento forte e leggibile in occhi ardenti reggono cartelloni e striscioni violacei, sui quali le scritte di colore rosa spiccano sul nero lavico della via etnea di Catania dove qualche sera fa si è svolto il presidio indetto dall'organizzazione internazionale Non una di Meno durante la giornata mondiale dell'aborto libero e sicuro. Donne e uomini stupiti, si fermano sul ciglio della strada con occhi stanchi e curiosi analizzando la folla impaziente e stracolma di emozione.
La manifestazione si è svolta lungo le vie della città
Urla grintose, cori di unione che incitano all’azione collettiva e alla totale partecipazione, monito e supporto di una rivoluzione che non può più aspettare. Questo lo scenario con cui i ragazzi e le ragazze di Non Una Di Meno insieme a coetanei e passanti più curiosi di altri si preparano a farsi sentire. L'organizzazione nasce nel 2016 in Argentina dal grido di rivalsa collettiva delle donne argentine contro la violenza di genere. Lottando ogni giorno contro il mostro del patriarcato Non Una Di Meno si impegna a rappresentare l’unione delle donne contro un sistema che le schiaccia e che non le ascolta.La giornata, a cui un pubblico giovane, protagonista di un futuro incerto ed ombroso ha partecipato attento e scalpitante, è stata più che altro un segno di sfida, uno scalpitio di piedi su un terreno che si vuole calpestare con vita e gioia pura.La manifestazione, iniziata con gli interventi delle attiviste e conclusa con una “passeggiata femminista” lungo la via etnea fino a piazza Stesicoro, è stato un grido di dissenso, un inno alla vita di tutte e tutti in piena libertà di scelta , è stata tempesta, è stata “marea che risale” (come citato sullo slogan della locandina pubblicata sui social da Nudm).
Perchè il presidio ha avuto grande impatto a livello nazionale
Ad aggiungere valore e giustificare la furia e l’indignazione dei partecipanti infatti è l’esito delle elezioni nazionali e regionali tenutesi domenica 25 settembre che ha sancito la vittoria schiacciante ,in quasi tutta Italia, della coalizione del centro destra capitanata dalla leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni.Il partito si è più di una volta espresso sulla legge 194, che in Italia dovrebbe garantire il diritto all’aborto, mostrandosi esplicitamente contrario alla pratica di interruzione volontaria di gravidanza e firmando, come avvenuto pochi giorni dopo l’esito delle elezioni, le proposte dei movimenti “provita” che rispondono al motto: “Dio, Patria e Famiglia”. Nonostante le posizioni assunte dal partito sembrano essere categoriche, a seguito della vittoria Giorgia Meloni si è mostrata più moderata nei toni e nelle intenzioni svelando , forse, un incongruenza con il programma politico presentato alle elezioni.A puntare il dito contro il nuovo governo manifestando con toni di paura incalzati da una sfida ed una grinta ancora più vivida e vorace sono Virginia e Benedetta di 19 e 20 anni, studentesse e membri del consultorio catanese autogestito “Mi Cuerpo es Mio” e di Non Una Di Meno, le quali con toni provocatori reagiscono ai movimenti provita definendoli al contrario “anti-choice” perché «ostacolando il diritto all’aborto costringono le donne a portare avanti gravidanze indesiderate e ad essere sempre meno padrone del proprio corpo».
La paura di uno specchio riflesso: dall'America all'Italia
La preoccupazione che l’Italia dunque possa agire analogamente all’America, che il 24 giugno di quest'anno ha abolito la sentenza Roe v. Wade che garantiva il diritto di abortire liberamente e in sicurezza, esiste anche perché, come le ragazze fanno notare «la neo eletta Giorgia Meloni è più volte comparsa al fianco di figure politiche come il primo ministro ungherese Orbàn»il quale ha cercato di ostacolare il diritto all’aborto nel suo paese firmando una legge, il 15 di questo mese, che obbliga le donne intenzionate ad iniziare un interruzione di gravidanza ad ascoltare prima il battito del feto «una violenza psicologica patriarcale inaccettabile».Tale pratica sembra essere un campanello d’allarme che spiana la strada verso l’abolizione del diritto all’aborto poiché nel 2021 alcuni stati d’America più conservatori come il Texas e l’Alabama avevano adottato questa misura per poi abolire definitivamente la sentenza. Anche in Italia, data la presenza di numerosi medici obiettori di coscienza, questa pratica è molto usata.
«Trasformiamo la paura in un’azione immediata»
Così conclude il suo intervento Iara, studentessa di soli 17 anni. Nonostante infatti il timore di ulteriori passi indietro sulla legge 194 (che per altro dal 1978 non è mai stata revisionata in positivo) i manifestanti non demordono dimostrandosi ancora più uniti e decisi. L’invito all’informazione e alla partecipazione attiva è chiaro e come puntualizzato più volte durante gli interventi, questa è una battaglia che non coinvolge solo le donne che desiderano abortire poiché attorno a queste deve esserci « un campo di forza che le possa sostenere e che deve partire dalla formazione del sistema sanitario fino all’educazione sessuale nelle scuole per prevenire e abbattere gli stereotipi di genere».Guarda le foto:[gallery ids="64645,64644,64643,64642,64641,64639"]