Catania, Messina, Siracusa e Milano le città coinvolte nell'operazione. La Direzione Investigativa Antimafia ha eseguito una serie di sequestri emessi dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Catania sulla base della proposta di applicazione della misura di prevenzione personale e patrimoniale formulata congiuntamente dal Procuratore della Repubblica di Catania e dal Direttore della Dia, nei confronti di soggetti ritenuti “riconducibili” al clan Santapaola-Ercolano. Il valore stimato dei beni sequestrato è di 100 milioni di euro. In sostanza il Tribunale di Catania ha accolto l’impostazione dell’analisi compiuta dagli investigatori della Dia sulle intercettazioni ambientali e telefoniche nonché sulle dichiarazioni di storici collaboratori di giustizia, tra i quali Santo La Causa, Gaetano D’Aquino e Salvatore Viola. I destinatari del provvedimento sono Maurizio Zuccaro, boss di primo piano di Cosa nostra e gli imprenditori Antonino e Carmelo Paratore, padre e figlio, nel 2021 già coinvolti nell’inchiesta Piramidi; in realtà ritenuti le “teste di legno” della famiglia Zuccaro per la gestione del lido Le Piramidi alla Plaia di Catania. Peraltro i Paratore sono i titolari della grande discarica Cisma di Melilli, già da tempo sotto “amministrazione giudiziaria”. Gli investigatori evidenziano “l’impressionante evoluzione imprenditoriale e finanziaria” dei due imprenditori che per gli inquirenti sarebbe collegata “esclusivamente” alla contiguità “al clan mafioso Santapaola”. La famiglia ha avuto una formidabile impennata intorno alla fine degli Anni 90 e che gli investimenti compiuti in quegli anni risultano caratterizzati da massicce immissioni di capitali non giustificate dalla capacità economico – finanziaria che a quel tempo gli imprenditori possedevano”, si legge ancora nel comunicato della Dia. Oltre agli accertamenti patrimoniali, infatti, la Dia come detto ha analizzato “le dichiarazioni di numerosissimi collaborazioni di giustizia che hanno dato dei particolari su vicinanza e interessi comuni tra fine Anni Ottanta e inizio Anni Novanta tra imprenditori e famiglia mafiosa”. “Un lavoro certosino fatto nei confronti di 14 società. Alcune scatole vuote per fare transitare denaro. Una di queste ha sede a Milano. Solo 5 di 14 erano già state attivate al sequestro preventivo in Piramidi”, ha ribadito in conferenza stampa il capo centro Dia Maurizio Mosca. Confermato inoltre che “L’attività è durata diversi mesi, con una verifica certosina degli ultimi 40 anni dell’attività dei soggetti indagati. Questo ha permesso di ricostruire i rapporti e arrivare alla conclusione di questo sistema. L’attività investigativa non si è conclusa...”. In particolare, sono stati sottoposti a sequestro 14 società, 7 immobili e svariati rapporti finanziari, per un valore come accennato prima, complessivamente stimato in oltre 100 milioni di euro.