
di Giovanni Greco
Anche Catania ha aderito all'iniziativa “Non scuoterlo”, campagna di sensibilizzazione promossa dalla Società di Medicina di emergenza e urgenza Pediatrica, sulla prevenzione della sindrome del Bambino Scosso, una grave forma di traumatismo cerebrale secondaria a brusche e inappropriate manovre consolatorie dei bambini piccoli da parte dei cargivers.
La manifestazione, che ha coinvolto oltre 70 piazze d’Italia, si è tenuta a Catania in piazza Università dove pediatri universitari, ospedalieri, medici di famiglia e medici in formazione della scuola di Specializzazione in Pediatria, hanno esposto le corrette modalità per proteggere i piccoli, divulgando anche materiale informativo cartaceo.
Oltre a mostrare ai presenti gli errori che vengono commessi, il personale sanitario presente. che comprende anche la dottoressa Maria Concetta Zinna componente del direttivo della SIMEUP (Società di Medicina di emergenza e urgenza Pediatrica) ha suggerito l’importanza della prevenzione di fronte a genitori che percepiscono di non aver il controllo sulle proprie reazioni di fronte al pianto continuo del proprio figlio.
“Non sempre è facile decifrare il pianto di un lattante - spiega la dott.ssa Di Stefano - ma le conseguenza di uno scuotimento inadeguato sono estremamente serie e comprendono anche il coma con rischio di decesso, in quanto le strutture cerebrali e muscolo-scheletriche sono ancora in via di sviluppo; in particolare sono i bimbi in età compresa fra le 2 settimane e i 6 mesi ad essere i più esposti alla sindrome del bambino scosso, poiché questa fase coincide con le cosiddette coliche gassose del lattante, ovvero un periodo fisiologico caratterizzato da frequenti crisi di pianto inconsolabile che causano senso di frustrazione nei genitori; talvolta il senso di inadeguatezza verso il comportamento del piccolo può sfociare in una reazione abnorme che comprende lo scuotimento".
Tra i possibili danni alla quale si può andare incontro in caso di comportamento errato nei confronti del bambino, problemi alimentari, pianto frequente, vomito, crescita anomala della testa, crisi convulsive o addirittura arresto cardiaco.
Bisogna parlarne il più possibile, per sensibilizzare ma soprattutto “educare” i genitori giovani, spesso all'oscuro della sindrome del bambino scosso.