A distanza di molti anni si ritorna a parlare di una vera e propria guerra, e anche in Italia si percepisce una situazione di angoscia. Questo conflitto lascerà una scia di sofferenza non indifferente, arrivare ad una pace non sarà per nulla facile ed il prezzo più caro lo pagheranno le tante persone innocenti che sacrificheranno la propria vita per un’inutile guerra. Se, dopo le difficoltà legate al Covid, sembravamo intravedere una luce in fondo al tunnel, la guerra spegne di nuovo le speranze. La Russia considera l’Ucraina il confine che non può essere superato e il popolo ucraino ‘’una cosa sola’’ con quello russo, anche se non tutti gli ucraini si considerano tali. L'invasione russa in Ucraina potrebbe essere letta sotto molteplici punti di vista: l'intento di "demilitarizzare", "denazificare", "liberare" il popolo ucraino dall'oppressione di un governo non legittimo - queste le motivazioni del Cremlino -, il timore che la Nato, organizzazione internazionale nel settore della difesa e storica controparte russa, possa far presa su un territorio sulla soglia di casa propria, il desiderio di riconquista territoriale. Tutte queste sono alcune delle chiavi di lettura con cui si potrebbe tentare di comprendere un conflitto che, per la prima volta nella storia recente, bussa quasi in casa nostra. Particolarmente d'impatto è stato, all'inizio del conflitto che prosegue ormai da settimane, il discorso nel quale il presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato le intenzioni del Cremlino di muovere guerra all’Ucraina. Il discorso, trasmesso su tutti i media internazionali, aveva punti di durezza, specialmente se si considerano le parole del presidente «siamo pronti a tutto. Per tutti coloro che dall'esterno cercheranno di interferire: la risposta della Russia porterà a conseguenze che non avete mai sperimentato». Il timore era che l’intervento della Nato avrebbe comportato l’inizio di una terza guerra mondiale. Dopo il discorso di Putin, il presidente ucraino Zelensky ha risposto dichiarando: «La Russia rappresenta il male. Il nemico avrà grandi perdite» per poi sottolineare «daremo armi a chiunque voglia difendere il Paese. Siate pronti a sostenere l’Ucraina nelle piazze delle nostre città». Se l'invito del presidente ucraino a prendere le armi e difendere il proprio paese è stato accolto da tanti civili, tanti altri hanno preso invece la decisione di lasciare il paese, nel timore che la guerra si facesse sempre più feroce e colpisse - come è poi effettivamente avvenuto - i civili. un'immagine-simbolo che rimarrà nella storia di questo conflitto è stata quella delle migliaia automobili in coda per le strade di Kiev, con all'interno famiglie impazienti di lasciare il paese. L’attacco russo è cominciato alle 5:00 del mattino del 24 febbraio scorso, numerosi ucraini sono fuggiti dalle città per cercare un luogo sicuro, molti hanno cercato riparo con provviste all'interno delle stazioni utilizzate come rifugio anti-aereo. Anche il nostro Presidente del Consiglio Mario Draghi è intervenuto nei primi giorni del conflitto, condannando immediatamente l'attacco «ingiustificato e ingiustificabile della Russia contro l'Ucraina. L'Italia è vicina al popolo e alle istituzioni ucraine in questo momento drammatico. Siamo al lavoro con gli alleati europei e della Nato per rispondere immediatamente, con unità e determinazione». Le voci di protesta si sono fatte sentire da ogni parte del mondo: diverse personalità, cittadini e istituzioni hanno sin da subito condannato l'invasione, come il noto dissidente russo Aleksej Navalny, che ha invitato il popolo russo a ribellarsi dichiarando che «Putin non è la Russia. In questo momento in Russia si può essere orgogliosi di questi 6.835 cittadini che sono stati arrestati perché sono scesi in piazza con i cartelli 'No alla guerra'». Mentre la guerra si protrae nel tempo, mentre i bombardamenti colpiscono in maniera indiscriminata edifici, strade, ospedali, scuole, centrali nucleari (come quella di Zaporizhzhia, la più grande d'Europa a Sud-Est dell'Ucraina, vicina alla località di Enerhodar), migliaia di cittadini in Italia, in Europa e in tutto il resto del mondo, hanno deciso di scendere in piazza per gridare “no alla guerra’’. Slogan, manifesti, striscioni e tante bandiere dell’Ucraina e della pace. Da Genova a Napoli, dall’estremo Nord alle isole, l’Italia si è riunita per chiedere la pace e fare un passo indietro, per tornare alla serenità ed al dialogo. Per le strade erano presenti tanti cittadini ucraini che vivono in Italia, straziati alla vista del proprio paese e della propria gente tra le macerie della guerra. Tutti, oggi, possiamo riunirci ancora con un'unica richiesta: fermare la barbarie della guerra. Nicolo' Sicilia, Rosario Bella, Adele Pennisi, Marco La Mantia, Irina Sciuto, Claudia SambataroPerché alla Russia interessa tanto l'Ucraina
Il discorso di Putin e la risposta ucraina
In fuga da Kiev
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