Cosa non è chiaro? I certificati ufficiali li devono rilasciare gli enti pubblici e non dipende solo dalla Sigi. In qualunque contratto preliminare si prevede il versamento di caparra. Dall’altro canto è tanta l’amarezza tra i soci della Sigi che, nonostante i continui contatti con l’imprenditore americano, non si spiegano la decisione di rompere pubblicamente il silenzio e soprattutto in un momento così delicato con i play-off all’orizzonte. Nella serata di ieri anche la Sigi ha deciso di intervenire attraverso un comunicato stampa in cui si esime da ogni responsabilità o colpa sul ritardo dell’arrivo della documentazione necessaria: “SIGI – si legge nel comunicato - ha sempre e senza sosta lavorato per l’avveramento delle condizioni del contratto, tra cui le transazioni, fiscale e con il Comune di Mascalucia. L’investitore ha sempre saputo che entrambi gli aspetti richiedevano procedimenti legali con tempi non definibili a priori e, soprattutto, non definibili da SIGI.” Parole dirette che non lasciano spazio a dubbi e che replicano a quanto affermato da Tacopina. Un ritardo, quello sulla mancanza dei documenti, di cui lo stesso imprenditore americano era consapevole, all’interno di una vicenda lunga quasi sei mesi che si sarebbe potuta risolvere solo con una proroga alla data del 26 aprile. Rescisso il contratto preliminare, stando alla situazione attuale, la Sigi e Tacopina dovrebbero nuovamente risedersi attorno al tavolo per riformulare un nuovo contratto affinché la trattativa possa andare finalmente in porto. Al momento però la situazione resta in stallo: dopo la recente delusione, i soci della Sigi dovranno valutare attentamente le mosse future. Ciò nonostante, il recente stop però non sembra aver intaccato l’equilibrio all’interno della Sigi che resta unanime nel continuare in maniera compatta verso l’obiettivo da sempre prefissato, ovvero evitare il fallimento del Catania. Ma il futuro al momento resta ancora tutto da scrivere e non è detto che, dopo questa ulteriore complicazione, la Sigi possa decidere di guardare oltre. Sempre che ciò avvenga in tempi brevi.
Se si ritira il promissario acquirente la caparra viene trattenuta. In caso contrario si ha diritto al doppio. La realtà è che parlano troppi incompetenti. Dopo la lettera aperta di Tacopina rivolta ai tifosi e alla città, in casa Sigi regna grande delusione. O meglio, i mal di pancia sono forti. Se è vero che i soci Vullo e Salice hanno chiesto le dimissioni dell'avvocato Giovanni Ferraù, attualmente presidente del Cda (gli altri membri sono Gaetano nicolosi e Giovanni Palma). Il messaggio inviato ieri dal gruppo statunitense ha generato confusione in tutta la Catania calcistica e non sono mancati come detto i malumori all’interno della Sigi che, verosimilmente, non si aspettava questa mossa pubblica da parte dell’imprenditore. La motivazione che avrebbero spinto il gruppo di Tacopina a recedere il contratto preliminare firmato a gennaio sarebbe stata la mancanza, entro la data del 26 aprile, dei documenti che attestassero formalmente la riduzione del debito. Di conseguenza, come si legge nella nota, Sigi non sarebbe riuscita a soddisfare in tempo le clausole contrattuali sostanziali.