Spesso gli autistici vengono osservati come se fossero misteriosi. Loro, immersi nei pensieri, nelle loro sensazioni sono bambini che si affacciano al mondo degli adulti. Ma è a quel punto che la visione della società cambia.Ad introdurre il dibattito la prof.ssa Cristina Tornali: "La paura è sempre una non conoscenza e riguarda tutti coloro che accompagnano un bambino autistico nella crescita verso l'età adulta. I disturbi dello spettro autistico possono provocare una sindrome ad alto funzionamento, sviluppando capacità extra (pensiamo ad Einstein) e una sindrome a basso funzionamento che crea deficit cognitivi. Causa dell'autismo è la genetica e l'ambiente. I bambini autistici posseggono un'ipersensibilità al suono, a sensazioni tattili, a particolari odori. Pensiamo appunto all'olfatto che stimola la memoria. Se questo è distorto, lo sarà anche la memoria. Comprendendo ciò si possono comprendere certi meccanismi della memoria dell'autistico. Pensiamo al potere dell'immaginazione nei bambini, una facoltà creativa dell'essere umano. Quando questa viene a mancare si crea un perno per lo sviluppo dell'autismo. La mancanza di capacità di apprendimento crea un'alterata comunicazione del bambino con la società." A sottolineare ciò è il prof. Ignazio Vecchio che concettualizza: "L'autismo si manifesta nell'infanzia ma continua ad esistere nell'età adulta. Il soggetto passa dalle cure del pediatra a quelle del medico di famiglia, nonostante ci siano anche nelle Asp delle figure professionali che seguono i soggetti autistici; non esiste una burocrazia tra le due fasi di sviluppo. Rispetto alle aspettative sociali l'atteggiamento dell'autistico è strano, la comunicazione è inaspettata, manca il raccordo per l'età adulta nell'ambiente lavorativo. Mancano linee guida per risolvere le criticità dell'autistico, siamo molto indietro in tal senso, anche rispetto a tanti Paesi europei".Secondo studi scientifici l'autismo (oggi sempre più definito DSA-5) è maggiormente presente nei maschi e le statistiche dicono che oggi ci sia un soggetto autistico ogni 100 nati. Dati che risaltano in un contesto storico nella quale si sviluppano diagnosi sui bambini autistici ma prima del 1970 non si parlava affatto di autismo. Conclude la professoressa Tornali: "I bambini autistici di quegli anni, sono gli adulti di oggi che non sono stati sostenuti ed aiutati nel recupero, essendo noto che dall'autismo non si può guarire".Al Cappello di Archimede si parla di autismo, di persone speciali dai quali, spesso, si ha paura. In studio il prof. Ignazio Vecchio, noto neurologo e la prof.ssa Cristina Tornali, fisiatra e direttore del Centro di Accademia di Arti Sanitarie
Eppure l'autistico non sarà per sempre bambino. Se in tenera età esiste un sostegno anche scolastico, l'adulto autistico non viene sostenuto in un'ambito lavorativo da figure appunto definite "di sostegno".