
Atteso per un'ora sotto al sole da moltissimi fan con poster, funk o pop e foto da farsi firmare, Martin Scorsese ha tenuto una masterclass, con la sala A del Palazzo dei congressi praticamente piena.
Seduto in mezzo fra l'interprete e Tiziana Rocca, direttore artistico della rassegna, Scorsese ha iniziato raccontando come si è avvicinato al cinema e come in un film, il piccolo Martin, seguendo i colori di un annuncio pubblicitario del film cult “Quarto Potere” comincia ad appassionarsi alla settima arte.
Passata l’adolescenza si iscrive all’università di New York, in cui viene incoraggiato dai professori a imboccare la strada come regista; e ci troviamo già all’inizio degli Anni 60, periodo di grande formazione per il regista che capisce dopo aver visto Ombre (1959) di John Cassavetes, che il cinema non appartiene solo alle grandi produzioni della California, che gli facevano già percepire questo mondo come inarrivabile. Così nasce la New Hollywood, periodo che a detta del regista stesso è fortemente influenzato del cinema politico di Italia e Francia, portando anche l’americana a raccontare e criticare le cose che non si considerano giuste della società statunitense.
“Questo percorso è iniziato con Ombre ed è finito con Taxi Driver (1976)”.
L’opera forse più grande del regista, trasmessa in serata al Teatro Greco, pellicola restaurata in 4k.
Questo film è probabilmente il culmine della New Hollywood, oltre che uno dei capitoli conclusivi; siamo di fronte a un’opera difficilmente classificabile per tutto ciò che ha rappresentato; il dramma dei soldati sopravvissuti alla guerra del Vietnam che portano comunque i traumi, il consumismo della società americana che offre una soluzione apparente a tutti i problemi, come per Travis la pornografia come soluzione all’insonnia, e, soprattutto, una voglia in Travis, interpretato magistralmente da Robert De Niro, di diventare qualcuno, anche attraverso la violenza.
In merito a questo film è stato sollecitato dal pubblico il rapporto con Bernard Herrmann, autore dell’iconica colonna sonora del film.
“La musica è nella testa di Travis e ha un ruolo importante nella narrazione, nel pratico. Ho imparato a lasciare lavorare il complesso musicale senza interromperlo, a differenza degli attori con la quale è importante un dialogo costante, anche se con alcuni di loro ho un legame superiore alle frasi sulle sceneggiature. De Niro ad esempio, ha improvvisato la scena dello specchio in Taxi Driver.”
Prima di diventare il regista che tutti conosciamo, Martin ha frequentato il seminario per prendere i voti e diventare prete, capendo poi di non avere la vocazione interna, ma portandosi dietro la letteratura che il prete gli prestava e un forte legame col cristianesimo.
“La religione è alla fine trovare se stessi, io l’ho fatto proprio col cristianesimo e ho lasciato molte tracce nei miei film, come in Toro Scatenato e L’ultima Tentazione di Cristo".
Taormina quindi, ospita il più grande regista vivente in una discussione stimolante per tutto il pubblico, in attesa della consegna del premio “Taormina Lifeline Achievement Award” nella suggestiva cornice del Teatro Greco. Applausi scrocianti. E meritati.