Il 19 luglio, come avviene da 32 anni, si ricorda il sacrificio di Paolo Borsellino.
Un uomo mite, gentile, determinato, onesto, puro nel cuore e nella mente.
Un vero oppositore ad ogni tipo di mafia.
Lo hanno ucciso per questo, per la sua rettitudine, perché era incorruttibile.
Caro Paolo, ho avuto l'opportunità di conoscerti e di parlare con te.
Poche volte nella mia vita mi è accaduto di incontrare una persona così, con la quale ho avvertito una totale sintonia.
Oggi 19 luglio ancora una volta, verrai oltraggiato da alcuni lestofanti che, quando eri in vita, non avresti mai voluto incontrare.
Lestofanti che avranno l'oscena impudenza di presentarsi in Via D'Amelio per infangare la tua memoria.
Tra costoro vi sono quelli che convivono con la mafia, che sono mafiosi essi stessi.
Vi sono quelli che aspirano a fare dell'Italia il Paese dell'impunità per i colletti bianchi e per i potenti, e al contempo hanno stipato le carceri di poveri diavoli.
Impunità per i politici, per gli imprenditori, per i burocrati, per i professionisti.
Impunità che, minando la fiducia nello Stato e nella giustizia uguale per tutti, rappresenta una ferita profonda alla democrazia del nostro Paese.
Lo so, è una storia antica quanto l'umanità.
Lo scriveva nel 1876 anche il Procuratore di Girgenti nella sua relazione alla Commissione Parlamentare d'inchiesta:" Se capitano dei poveri disgraziati che non hanno protezioni, denari, né appartengono alla mafia, si può star sicuri non troveranno indulgenza alcuna, e si avranno verdetti severi e giusti.
Ben altro è poi se gli imputati appartengono a classe agiata, ovvero alla mafia: per qualunque atroce crimine si può star sicuri di ottenere verdetti di incolpabilità".
Caro Paolo, tu non ti sei rassegnato.
Sappi che siamo ancora in tanti a non rassegnarci.
Forse è questo il modo migliore di renderti omaggio.
avv. Enzo Guarnera, presidente Associazione Antimafia & Legalità