Alfio Franco Vinci
Un anno e mezzo fa circa, mese più mese meno, da queste stesse pagine lanciavo, ovviamente inascoltato,un grido d’allarme sul rischio concreto che il super bonus, alla fatta dei conti si sarebbe trasformato un super malus, per tutti , compresi quelli che ne avevano usufruito.
A quella data i miei calcoli, sbagliati, mi inducevano a valutare che il costo della operazione sarebbe stato di 2.000 euro pro capite, compresi centenari e neonati.
Sbagliavo; il deficit di bilancio è più grave del previsto avendo sfondato nel 2023 il tetto dei 76 miliardi, e con previsioni ancora più nere per il 2024.
Eppure in teoria, per come scrivevo in epoca quasi “non sospetta“, la misura aveva 4 nobili obiettivi:
Ripartenza delle imprese del settore della edilizia;
Ripresa del lavoro per un esercito di maestranze;
Ammodernamento del patrimonio immobiliare italiano;
Miglioramento del rapporto nuove tecnologie e tutela ambientale.
Così non è andata; la misura ipertrofica del contributo, 110%,ha fatto impazzire i listini delle materie prime.
Nessuno si è più curato del miglior rapporto prezzo/qualità (tanto paga pantalone) e lo sconto in fattura ha lasciato ulteriori ampi margini di guadagni mai visti prima.
Poi i nodi hanno cominciato ad arrivare al pettine e si è scoperto che dare ad abbienti e meno abbienti nella stessa misura, con malcelati intenti di mancetta politica, ha fatto saltare il banco.
Al Governo in carica il non piacevole, ma ineludibile compito di porvi rimedio.
Oggi, non senza un certo imbarazzo rispetto ai suoi danti causa, Paolo Gentiloni, commissario europeo all’economia ,ha dovuto ammettere che: ”Sul super bonus edilizio in Italia, non siamo ancora al rischio Grecia, ma siamo di fronte ad una misura andata ormai fuori controllo, che è diventata un elemento di pericolo per l’Italia, e fa bene il Governo italiano a porvi rimedio.
Più chiaro di così.