Si è svolto oggi a villa Pacini un presidio organizzato dalla palestra L.U.P.O. (laboratorio urbano popolare occupato situato in piazza Pietro Lupo a Catania) con lo scopo di contestare la decisione della giunta comunale di utilizzare i fondi del Pnrr per sgomberare e radere al suolo la palestra, così da far spazio, presumibilmente, ad un parcheggio sotterraneo e possibile punto di raccolta in caso di emergenze sismiche. Il presidio è iniziato con la distribuzione di guanti e sacchetti (oltre che frutta e acqua per sopportare il forte caldo) ai presenti per ripulire l'area verde circostante, altamente degradata. La gente inizia ad avvicinarsi ai tavolini, incuriositi forse dagli striscioni, dalla musica o dai colori di vario tipo messi a disposizione per disegnare. Molti di loro si conoscono e l'atmosfera, nonostante la situazione difficile è serena. La modalità con cui si è svolto il presidio è stata attraverso la Taz: Temporary Autonomous Zone, come spiega una delle attiviste, sottolineando la differenza con gli altri presidi, data dalla presenza di attività ludiche, artistiche e musicali a scopo di protesta e non solo composta da un susseguirsi di interventi al microfono. L'intento è quello di autogestire uno spazio pubblico, in maniera temporanea, allestendo laboratori creativi aperti a tutti. In questo modo, la contestazione pacifica si fa anche portatrice di valori e spazi di socialità diversi dove creatività e libertà di espressione costituiscono delle salde fondamenta per una convivenza pacifica e serena tra cittadini. La palestra Lupo infatti ormai da anni rappresenta un luogo di incontro per i residenti della città. Una cerniera tra la Civita e San Berillo, un luogo dove i valori dell'antirazzismo e dell'antifascismo vengono perseguiti giornalmente. «Non siamo un locale», sottolineano i ragazzi presenti per supportare la Lupo. Lo spazio occupato infatti è un'associazione no profit che non opera dunque con l'intento di guadagnare o di creare nuovi posti di lavoro per gli attivisti che scelgono di dedicarsi allo spazio della palestra Lupo condividendone i valori fondanti. «Ciò che vogliamo è rifiutare una socialità tossica volta unicamente all'iper produttività e al renderci schiavi di prodotti di consumo». Promuovere l'arte libera, presentando e preservando eventi culturali o artistici di vario genere all'interno del Laboratorio popolare urbano occupato, è infatti un altro degli obbiettivi perseguiti. «La palestra Lupo è un luogo di cui Catania ha bisogno» ribadiscono gli attivisti. Nella stessa giornata, due branchi con "prede" e "boschi" differenti agiscono nel tentativo di prendere una decisione efficace entro la data di scadenza per la presentazione e l'attuazione del piano di rigenerazione urbana, di cui molte associazioni di volontariato hanno già lungamente dibattuto. due branchi di lupi diversi, con intenti differenti e luoghi di azione opposti ma con resistenza e determinazione simile. Mentre a villa Pacini si svolgeva il presidio organizzato dalla palestra Lupo, a difesa di questa, nelle stesse ore e a pochi metri più avanti, la giunta comunale si è riunita al Palazzo degli elefanti per decretare definitivamente il destino della stessa. Per i ragazzi della palestra Lupo la decisione della giunta comunale è «Un fenomeno di disumanizzazione che leva spazi di socialità nuova e creatività alla città». La scelta è quella di esporsi attraverso comunicati, letti durante la protesta avvenuta in mattinata, o di esprimersi attraverso il volto di un lupo: emblematico ed identificativo. questa serie di indicatori lasciano intendere la volontà degli attivisti di unirsi ad un unico coro per agire insieme, come branco, verso una causa comune. La necessità di evitare ogni tipo di interpretazione individuale e possibilmente falsaria o in contraddizione con le azioni della palestra Lupo, soprattuto in un momento di difficoltà come quello di adesso, risulta fondamentale. «La voglia è di creare spazi di aggregazione, insieme possiamo farcela». Un monito di speranza e di unione davanti alla necessità di custodire spazi liberi di incontro, necessari per una città come Catania, sconvolta dalle difficoltà economiche, dal degrado dei quartieri e dall'incapacità di realizzare una vera ed efficace mediazione culturale. Nonostante la situazione difficile ed il caldo insopportabile l'atmosfera è serena: la gente inizia ad avvicinarsi ai tavolini , incuriositi forse dagli striscioni, dalla musica o dai colori di vario tipo messi a disposizione per disegnare. Alcuni anziani si fermano a parlare con i ragazzi, lasciandosi spiegare la situazione, senza troppe pretese, cercando compagnia e un po' di frutta offerta dagli attivisti. Forse sono le giornate come queste ricordano a tutti di fermarsi e respirare.[gallery ids="71353,71354,71355,71351"] Modalità di protesta innovativa
Due branchi con prede e boschi differenti
Volto di un Lupo: la necessità di unirsi ad unico coro