Puntata vivace e come sempre interessante quella del Cappello di Archimede, una produzione SicraPress: protagonisti il neurologo prof. Ignazio Vecchio e la prof. Cristina Tornali, neurofisiatra: fra i temi affrontati, quello legato all'anzianità, alla cosiddetta terza età. Interessante senza alcun dubbio l'affondo dei professori Ignazio Vecchio e Cristina Tornali sulla tematica relativa agli anziani che oggi non sono più quelli di una volta, cioè vecchi. "In tutte le epoche passate, la vecchiaia era un sinonimo di saggezza, esperienza e buoni consigli per i più giovani. Alla fine dell'800, con il capitalismo e il marxismo questa concezione cambia" commenta il prof. Ignazio Vecchio. "L'anziano è considerato tale in base all'età anagrafica - prosegue - non è più visto con rispetto in quanto si pensa sia inutile nella società, prendendo il caso di un pensionato appena uscito dal mondo del lavoro, egli viene considerato inutile in termini produttivi". "L'uomo non è ciò che produce, ma ciò che pensa"- continua il prof.Vecchio - per tanto non bisogna associare il concetto della vecchiaia al concetto dell'emarginazione. La vecchiaia è un momento anagrafico, da rispettare, essa è depositaria di tradizioni familiari, sociali e culturali. Tesi avvalorata anche dalla prof. Cristina Tornali, neurofisiatra e presidente associazione italiana neurodisabili, la quale non ha alcun dubbio sul fatto che non ci sia un’età specifica nella quale si diventa vecchi, ponendo la questione su un piano neurobiologico e biologico piuttosto che sull’età anagrafica, affermando che vecchi lo si diviene quando "dal punto di vista neurobiologico non si hanno più obiettivi, mentre, dal punto di vista biologico una persona invecchia quando il suo fisico inizia ad usurarsi, ma allo stesso tempo, vi possono essere anche giovani che non si sentono più tali, che sentono di essere arrivati al limite della propria vita - commenta la prof. Tornali - spesso si pensa che la malattia sia sinonimo di vecchiaia: ma esse non sono sempre correlate come si è abituati a pensare, esiste da un lato la malattia e dall’altro la vecchiaia, non possiamo equiparare la malattia alla vecchiaia, poiché esistono molti casi di giovani diabetici e disabili o con altri problemi biologici - spiega la professoressa - pertanto, malattia e vecchiaia sono due concetti nettamente distinti, che alle volte possono camminare insieme, ma non sono strettamente collegate". Per longevità l’Italia, ad oggi, si aggiudica il secondo posto nel mondo dopo il Giappone. Il mondo moderno ha dato diversi stimoli alle persone oggi , è un po’ difficile che un sessantenne dica di essere anziano, tutti gli stimoli legati ai social media e alla cultura mettono la persona in esami costanti, quindi ognuno cerca di adattarsi alla società come meglio può. Pertanto, sia gli uomini, che le donne, curano molto il loro aspetto fisico, non soltanto per un fine egoistico, ma soprattutto per stare bene con sé stessi, e per comunicare al mondo esterno un benestare sia fisico che mentale. Ad oggi, rispetto a un tempo, gli anziani sono più propensi al consumo - come sottolinea la prof. Cristina Tornali - “Il consumatore non è colui che consuma, bensì colui che non ha un occupazione professionale" e che quindi ha più tempo libero a disposizione. Come detto in precedenza, non c’è un’età specifica in cui si diventa vecchi, ma in un quadro generale, il prof. Vecchio, fa riferimento a due metri di misura per la vecchiaia: "Lo specchio e il neurone; lo specchio è il metro di misura simbolico, che ci mostra i difetti legati alla vecchiaia, mentre il neurone è il metro di misura a livello cerebrale, cioè si può avere un aspetto fisico invecchiato ma avere comunque una mente brillante, oppure il contrario, avere un aspetto fisico giovanile e la mente anziana". "Molti uomini ad oggi per stare bene con sé stessi e sentirsi a proprio agio ricorrono al Viagra - svela il prof. Vecchio - esso è un farmaco come tutti gli altri, che viene utilizzato per migliorare una propria condizione fisica nell'uomo, che come tutte le malattie o patologie viene curato o migliorato attraverso i farmaci", dunque non deve essere visto come una vergogna. A tal proposito, la prof.ssa Tornali commenta dicendo che: "il Viagra funziona se c’è una patologia, non serve a potenziare chi sta già bene, ma a chi ha delle difficoltà di tipo organico"; come dire che bisogna farne un utilizzo consapevole. Dunque, in definitiva, possiamo dire che gli anziani di oggi sono diversi da quelli di un tempo, in quanto la società moderna è cambiata notevolmente, la vita media si è allungata. Ad oggi non vi è più lo stereotipo dell'anziano chiuso in casa: gli anziani nell’era digitale sono attivi sui social network e media in generale, perché permette loro di sentirsi liberi.Terza età come affrontarla senza stress
I vecchi nel mondo moderno
L’Italia, un paese di vecchi ma non per vecchi