È un aula colma di giovani studenti curiosi, tra cui matricole dei corsi di laurea del dipartimento di Scienze politiche, che ha accolto la presentazione del libro «Passatopresente» di Simona Colarizi: storica italiana, preside dell’Università degli studi di Camerino e spesso ospite in talk show politici televisivi come Dimartedì o Piazza Pulita.«Evento che doveva tenersi prima del covid» spiega la Digregorio, direttrice del dipartimento; «e che diventa occasione per inaugurare una nuova stagione di presentazioni che prenderà il nome proprio dal titolo della Colarizi».Presenti in aula anche i docenti ordinari di storia contemporanea: Angelo Granata, Giancarlo Poidomani e Giovanni Schininà; oltre a Paolo Matera, docente dell’Università Roma Tre, particolarmente emozionato perchè ex alunno della Colarizi.L’autrice con ironia e sottigliezza, con l’aiuto dei co-relatori, ripercorre il periodo dall’89 al 94, oggetto e periodo storico che pone in analisi nel libro, che per loro «è cronaca» ma che per il giovane pubblico di studenti «è già storia».Si parla del crollo della prima Repubblica in Italia, e di come le cause della rottura siano «gli effetti della politica dell’oggi e probabilmente anche del domani»L’intervento della magistratura, che la Colarizi definisce come «supplente della politica» per mettere a processo il mondo politico di Tangentopoli che improvvisamente crolla è solo la superficie di molteplici cause che se non analizzate correttamente rischiano di giudicare un periodo storico, lungo più di cinquant’anni, come interamente corrotto. Le cause prese in analisi nel libro e non giudicate, perché come sottolinea l’autrice «la storia deve analizzare e spiegare i fatti senza sottoporli a giudizio » sono molteplici e spesso consequenziali. Tra queste infatti, spiega Simona Colarizi «c’è la crisi dell’unione sovietica e la caduta del vincolo sovietico su cui il partito comunista faceva leva e che inizia a fallire, così come il consequenziale crollo dell’altro grande colosso della prima repubblicaitaliana: la Democrazia Cristiana che avendo perso un nemico (il P.C.) e le sue radici cattoliche in un paese laico, inizia a decadere». Così come «la firma del trattato di Maastricht e l’adesione all’Unione Europea e alla moneta unica, tralasciando la grave crisi economica che aveva attraversato il paese ed il peso dell’enorme debito pubblico di cui l’Italia si fa carico tutt’ora». L’origine del populismo, della politica che «entra nelle case degli italiani e fa spettacolo.»Paolo Mattera, docente ordinario dell’università Roma Tre, interviene sottolineando che l’ingresso della politica nei talk show è «l’inizio di una politica che da peso all’opinione pubblica. Una politica che ha perso credibilità e che contribuisce a una distinzione manichea tra popolazione civile “sana” e classe politica “malata” perchè corrotta.»Le scelte di regia, i tagli, le luci: questi gli elementi nuovi della politica di oggi. Angelo Granata, docente di storia contemporanea dell’Università di Catania, mette in luce come il libro della Colarizi, che lui stesso definisce «coraggioso», sia in realtà un ottima chiave di lettura per comprendere la politica odierna. L'assenza di programmi politici ben definiti, le piazze “sane”, i palazzi all’interno dei quali i politici si rifugiano, la pressione giornalistica che alimenta il dibattito pubblico: «una storia politica già vissuta e che stiamo rivivendo.»« I famosi V-day di Beppe Grillo, così come il recentissimo movimento delle sardine o la nascita degli “urlatori” televisivi » tutti elementi tipici della «dittatura del nuovismo» secondo cui « coloro i quali hanno un’esperienza politica pregressa sono svalutati ed oscurati da soggetti politici nuovi che preferiscono parlare alla pancia piuttosto che alla testa del paese pur di non perdere consensi».Ripercorrendo dunque un periodo storico durato più di cinquant’anni è facile trovare le origini di una politica dell’oggi guidata da partiti senza programmi politici ben definiti ed incapaci di comprendere le esigenze della popolazione, come ha ben dimostrato la sinistra del partito democratico di Enrico Letta durante le elezioni politiche di questa anno o la figura di Giorgia Meloni che se pur avendo un programma politico più consistente, è stata definita tra le "urlatrici" di questa campagna elettorale, esaltando la sua abilissima capacità di"intrattenere" le piazze. L'intervento del professore dell’Università di Catania, si chiude con un ultimatum «se non superiamo la stagione del popolarismo e del giustizialismo, la politica rischia di estinguersi.» Tra gli interventi non passa inosservato l’appellativo al maschile rivolto alla direttrice del dipartimento che sottolinea ancora una volta la legittimazione del ruolo di una donna come superiore e più rispettabile se posto al maschile. Analogamente Giorgia Meloni ha chiesto, con una circolare diretta a tutti i ministri, di essere chiamata “Il Presidente”, manifestando l’inettitudine del nostro paese a porre delle condizioni di potere e di opportunità egualitarie per i sessi opposti. Quando la politica diventa spettacolo
Il processo di Tangentopoli apre le porte a una politica senza valori e senza partiti
Un dettaglio che non passa in secondo piano