di Alfio Franco Vinci Le liste dei candidati, sapientemente scelti, non per rappresentare il Popolo italiano, ma per intercettare voti, cavando sangue anche dalle rape, sono ormai depositate; stagionate attrici ultranovantenni, semi interdette; scienziati televisivi; una sostanziosa schiera di zombie della politica, appena scongelati; Tutto va ben “madama la Marchesa “, pur di appropriarsi di “consensi“, più o meno consapevoli e ragionati. I programmi, accumunati, pur su fronti mai così diametralmente opposti, dal “gareggiamo a chi la spara più grossa“, sono ormai definiti. Si potrebbe dire “Les ieux son faits, rien va plus”; la parola alle urne. Resta solo da depositare la scheda nell’urna, senza parlare di elezioni, perché i cittadini sono ormai privati del diritto di “eligere“, cioè di scegliere, quindi nessun eletto, tutt'al più votato, e si può quindi fare qualche riflessione che non verrà scambiata per endorsement. Quella più evidente e, per quanto mi riguarda più preoccupante, è la totale assenza dei “Corpi intermedi“ nelle consultazioni per la elaborazione dei programmi. Evidentemente ognuna delle formazioni si sente depositaria, non solo del sapere, ma anche della verità su tutti i temi afferenti il variegato mondo delle imprese, dei lavoratori dipendenti e di tutta quella giungla di terzo settore, volontariato, ONG, che ha trovato alimento ed ha potuto proliferare, in tutti i varchi creatisi, o appositamente creati, nel welfare pubblico e nelle funzioni una volta di esclusiva competenza dei ministeri dell’Interno e degli Esteri della nostra Repubblica.Questo atteggiamento non certifica l’affermazione della supremazia della politica,ma fa apparire all’orizzonte una stagione in cui, chiunque vinca, non solo non cercherà il consenso, ancorché tardivo,ma nemmeno il confronto. “Chi vince comanda e non deve confrontarsi con nessuno“, frase infelice, perché pensata e perché detta ,di recente in una intervista da un ex presidente di Ente pubblico, rischia di diventare, da una parte il mantra dei prossimi mesi e anni , dall’altra l’anticamera di incomprensioni e scontri sociali.Tutto fa prevedere un prossimo futuro molto freddo dal punto di vista delle temperature artificiali cui ci eravamo abituati, e molto caldo dal punto di vista politico e sociale. Chi è abituato, da sempre, a vincere anche quando perde, e comunque detiene il controllo di larga parte degli apparati dello Stato, farà di tutto per non bere fino in fondo l’amaro calice della sconfitta.A noi non sarà rimasta nemmeno la soddisfazione di aver determinato in qualche modo l’esito delle elezioni, che non esistono più, con l’indimenticabile: ”VOTA ANTONIO, VOTA ANTONIO “.Non ci resta che depositare la scheda