Traffico paralizzato, tensione, qualche aggressione e persino danneggiamenti ai mezzi pesanti. Da mezzanotte gli autotrasportatori catanesi hanno bloccato il traffico, così come nel resto dell'Isola. Camion e trattori si sono riversati nelle strade e autostrade: a San Gregorio, ad Avola, a Termini Imerese, a Tremestieri e nelle vicinanze dello Stretto di Messina. Si tratta di gruppi autonomi di autotrasportatori che protestano contro il rincaro dei costi del carburante e dei mancati sostegni. In particolare, il casello di San Gregorio dell'autostrada Catania-Messina, è stato in parte bloccato. Tra ieri sera e la notte scorsa ignoti hanno inoltre bloccato tre camion: due lungo la A19 Palermo-Catania e uno alla Zona Industriale di Catania: hanno costretto gli autisti a fermarsi e hanno tagliato gli pneumatici dei mezzi. Alla zona industriale di Catania, un giovane 23enne è stato fatto scendere dal suo mezzo (faceva lo scarico all'interno della stessa zona industriale) e dopo alcune minacce sarebbe stato persino aggredito fisicamente. Su questi episodi indaga la polizia. In sostanza stanno invitando i cittadini a fermarsi, invitandoli a spegnere il motore delle loro auto. La situazione è difficile da gestire, la rabbia degli autotrasportatori per il caro carburante ha portato qualcuno all'esasperazione: presidi di gruppi autonomi bloccano le strade mettendo di traverso trattori e camion e impedendo a chi vuole transitare di proseguire. La protesta è stata organizzata dall’Aias, ma, al momento, non è riconosciuta dalle sigle nazionali e regionali e di conseguenza dai rappresentanti di categoria. Nei vari punti caldi sono presenti le forze dell’ordine. La Cna Fita regionale ha diramto un comunicato «Condividiamo le ragioni della protesta, ma non il metodo...», ritenendo che l’iniziativa «di alcune sigle» sia «la solita e piccola fuga in avanti». I manifestanti che aderiscono alla protesta dell’Aias contestano "l'aumento del gasolio e dell’Ad-blu, del costo dei pneumatici e dell’energia» e protestano contro «le strade impraticabili, la patente a punti presente soltanto in Italia, il prezzo dei pedaggi autostradali e la carenza degli autisti». Gravi problemi che, se non affrontati e risolti, secondo i promotori del presidio, che si dicono «stanchi», li porterà a «rischiare il fallimento».