Due anni di pandemia che hanno sortito i loro effetti soprattutto tra i ragazzi. Aumenta il fenomeno delle babygang fra gli adolescenti, mentre continua inarrestabile il pericolo rete e social persino per i più piccoli. Una situazione da tenere sott'occhio durante un periodo di estremo 'caos' in cui prevale invece il disordine e la mancanza di regole e limiti chiari e circoscritti. [caption id="attachment_57134" align="alignleft" width="130"] Dott.ssa Sarah Grisiglione[/caption] "Purtroppo oggi, il senso del limite e dei confini si è perso, vivendo in una società liquida. Per i genitori e le istituzioni è difficile gestire soprattutto gli adolescenti, perché sono quelli che necessitano di regole e rispetto, ovviamente attraverso il dialogo costruttivo e il coinvolgimento in attività formative. Noi adulti dobbiamo aiutarli a sviluppare la resilienza, il confronto, le capacità di problem solving, l'autostima, in un periodo così delicato come questo" - ci dice a riguardo Sarah Grisiglione, psicologa e psicoterapeuta. La mancanza di attenzione e di comprensione generano quindi una reazione nel bambino o adolescente che sia, spesse volte sbagliata e pericolosa. Il web in particolar modo appare in quest'ottica la rete adescatrice per eccellenza, quasi come se si voglia cercare a qualunque costo un rifugio diverso, lontano dalla realtà vissuta e ritenuta distante: "La virtualità ha creato moltissimi problemi perché il minore in primis necessita di essere visionato da un adulto rispetto ai contenuti che ci sono su internet e che spesso volte un giovane non ha neanche la capacità di comprendere realmente". Capire i significati veri di un contenuto: aspetto difficile da spiegare a un ragazzo, specialmente se questo impara ad usare internet già dalla tenera età dei 10 anni, se non di meno. Delle reazioni a catena che non lasciano quindi scampo: "I genitori sono stanchi e specie per la pandemia in corso hanno difficoltà ad assolvere il loro ruolo. Mancano gli spazi, perché se prima il bambino andava a scuola, oggi il genitore è vincolato a casa con lui in caso di casi Covid all'interno della classe o vissuti all'interno della stessa realtà familiare". Da una parte si vorrebbero tranquillizzare i propri figli circa il periodo attuale, dall'altra risulta complesso perché basta una ricerca sui social per imprimere in un adolescente la paura addirittura della morte, timore che cresce sempre più nelle menti dei più giovani e che è causato in primo luogo dalle notizie che girano online, ma anche da quelle che quotidianamente si sentono ai telegiornali: "Sarebbe più giusto dare delle informazioni adeguate all'età che si vive". Bisognerebbe quindi staccare la spina ed è proprio questa la soluzione che adottano in questi giorni cupi gli adolescenti che si sentono 'oppressi'. Il dramma è palese e si riflette molto anche nel sempre più diffuso fenomeno delle babygang: "La problematica è connessa alla situazione attuale ed alle emozioni che si vanno a creare nel giovane. Noia, ma anche ansia che viene tenuta a bada da queste attività. Le gang, con cosa abbiamo a che fare? Sicuramente con individui che non sono mai da soli, ma che proprio con il gruppo trovano il loro 'riscatto' ai limiti della propria realtà. Quasi come a ribellarsi, questi si identificavano nel branco, deresponsabilizzando sé stessi per i fatti operati dall'intero gruppo. Giustificarsi ed identificarsi in un'entità unica, trovare forse una via di fuga tanto facile, quanto immorale". Uno sviluppo psichico deviato quello vissuto da un bambino cresciuto a 'pane e social'. Un buco nero grosso e straripante che rischia di assorbirli e di cambiarli fino in fondo. Cresce infatti anche il fenomeno del catfish, vale a dire che gli adolescenti in particolar modo, si depersonalizzano dietro ad uno schermo grazie al quale possono scegliere di essere chiunque e nessuno: "La mancata approvazione degli altri li distrugge, ma non capiscono che proprio nella rete il pericolo è concreto perché possono essere oggetto di attenzioni malevoli o reputare vero persino qualcosa che non è realmente". Pertanto, il covid ha cambiato il modo di porsi con gli altri, dalla scuola in cui persino un abbraccio diventa fonte di 'paura' e non di 'affettuosità reciproca', al liceo dove gli adolescenti cominciano a conoscersi meglio, nel corpo e nella mente: "Persino un bacio scatena timore". Una problematica quindi più che attuale ed emergenziale, in quanto: "Lo sviluppo psichico passa necessariamente attraverso uno sviluppo corporeo adeguato". È difficile comprendere a fondo l'argomento, così come lo è affrontarlo dal punto di vista di un genitore e di un ragazzo, ma non è impossibile e questo è certo. Serve però attenzione e comprensione, rispetto di ruoli che non vanno perduti e che servono anche a delimitare confini che rischiano di essere oltrepassati, causando pericoli e rischi da cui poi non è facile tirarsi fuori. Se non ci si riesce da soli, in questo cammino è fondamentale l'aiuto di un professionista così come lo è la nostra Sarah Grisiglione e tutti gli altri colleghi psicologi e psicoterapeuti. Non bisogna avere paura di cambiare, ma neanche di essere sé stessi. I social distorcono la vita, quando basterebbe capire quanto ciascuno sia unico nel suo essere per comprendere a fondo che non serve certo fingersi qualcun altro per sentirsi amati. Servirebbe imparare a guardare oltre, al di là di apparenze e finzioni per innamorarsi di un'anima che troppo spesso si tende a nascondere persino fra gli adulti e che mai dovrebbe essere tenuta a bada, piuttosto accolta in primis da noi stessi che ne custodiamo la casa. Il meccanismo è lo stesso di quello vissuto all'interno delle famiglie: comprensione ed ascolto sono sempre alla base di una vita che meriterebbe d'essere vissuta con la giusta prospettiva. Piuttosto, è il silenzio colui che ci separa dal nostro corpo, dai nostri genitori e dai nostri figli. Fingere è possibile, ma quanto sarebbe bello smettere di farlo? Nella vita così come in quel mondo virtuale dove ci si rifugia alla ricerca di accettazione, cerchiamo di essere quell'uno sui tanti nessuno e centomila.