Per capire la crisi che si è abbattuta sul nostro Paese da inizio pandemia ad oggi, bisognerebbe tornare indietro nel tempo fino al 1944. Crolli vertiginosi per una perdita di fatturato che, solamente nel 2020, è stata di 38 miliardi per il settore della ristorazione con la chiusura di circa 23 mila imprese. Picchi a ribasso anche per il settore del turismo che ha chiuso con 100 miliardi in meno per la produzione. Secondo poi quanto riportato da Confcommercio il 2021 si è aperto comunque peggio delle aspettative, con un primo quarto d'anno ancora debole. I livelli di crescita sono comunque stati insufficianti persino per recuperare la metà di quanto perso in precedenza. Da un anno all'altro la situazione sembra quindi non cambiare, malgrado si notino comunque dei leggeri miglioramenti grazie alla graduale uscita del nostro Paese dall'emergenza pandemica. Da gennaio 2022 arriva però un'ulteriore stangata per gli imprenditori e i cittadini tutti: sale il prezzo delle bollette di gas e luce, ma non solo. [caption id="attachment_57721" align="alignright" width="202"]

Rosario Scandurra[/caption] “Ad “aumentare è stato anche il costo della farina, dell'olio e di tutte quelle materie prime senza delle quali non potremmo proseguire col nostro mestiere”: commenta Rosario Scandurra, titolare del ristorante Casalrosato, a Valverde. “A quanto dovrei vendere una pizza margherita? Di questo passo la situazione ci travolgerà come un fiume in piena dal quale non ci sarà più possibile salvarci”. [caption id="attachment_57722" align="alignleft" width="211"]

Giancarlo Di Giulio[/caption] Dello stesso parere anche Giancarlo Di Giulio, fondatore del Birrificio Namastè di Aci Catena. “Come diceva il mio collega, il problema non è legato solamente all'aumento dell'energia elettrica che ci consente di tenere attivi i nostri attrezzi, tra l'altro ad alta consumazione, ma anche e soprattutto al costo delle materie prime. La gente non compra più”. “Mi sembra tutto così assurdo – continua Scandurra – alla fine dei giochi è il cittadino a pagarne le conseguenze, ma non posso nasconderle che tutto questo non mi dispiace. Siamo purtroppo un popolo che si adagia per carattere in qualsiasi situazione. Credo invece che comunque non si sia davvero toccata la fame nera, perché fra redditi di cittadinanza, pensionati ed impiegati pubblici, coloro che ne pagano maggiormente le conseguenze siamo solo noi, le partite iva ad oggi intorno ai 6 milioni in Italia”. Un popolo ambiguo il nostro da questo punto di vista. Da un lato si inneggia alla rivoluzione, dall'altro: “Siamo soltanto dei leoni da tastiera” - conclude il ristoratore. “Il governo... - sospira pensieroso Di Giulio - non stiamo vivendo alcuna agevolazione. I nostri dipendenti pubblici sono passati tutti a regime part-time. Il problema è serio e di questo passo non sappiamo nemmeno se andremo a chiudere”.