Ancora fermento attorno ai mancati festeggiamenti in onore di S. Agata. Attraverso l'avvocato Pietro Lipera, il Popolo dei Devoti di Sant’Agata rivolge un appello al Santo Padre, a Papa Francesco, affinché possa intercedere per fare in modo che Sant'Agata possa uscire dalla sua cameretta e salutare il popolo catanese. E domani farà partire un plico indirizzato proprio a Papa Francesco. "Le autorità hanno disatteso le nostre preghiere": si legge nella lettera che gli hanno indirizzato. Un dispiacere immenso e comune che i fedeli hanno quindi voluto sottolineare anche al Papa a cui hanno rivolto ogni loro speranza legata al futuro dei festeggiamenti di quest'anno. La città ha bisogno di fede, ma anche di folklore, anima delle gloriose giornate dedicate alla Santa patrona che in questi giorni di febbraio sembra essere mancato. Un graduale declino delle tradizioni di una città fatta comunque da un popolo forte e coraggioso che non si arrende nemmeno di fronte alla crisi che le misure adottate per le giornate agatine hanno provocato: "Santo Padre, siamo una piccola parte della comunità cristiana catanese, praticante del Vangelo di Cristo, ferventi devoti dell’amatissima concittadina e Patrona Vergine e Martire Sant’Agata. Prostrati da due anni di tribolazione e malattia, aspettavamo di rivedere il volto della Nostra Amata “Santuzza”, il dì del 5 Febbraio, ma le autorità e il clero locale hanno disatteso le nostre preghiere. Sappiamo bene che per entrare in comunione con Dio e con quanti hanno seguito la strada che Gesù gli ha indicato, non serve raccogliersi innanzi a un’immagine sacra. Da quando la Conferenza Episcopale Siciliana, in data 25 novembre ’21, ha deciso di confermare la sospensione delle processioni religiose, noi abbiamo iniziato a riunirci per lanciare dei pubblici appelli affinché insieme ci si potesse incontrare per trovare delle soluzioni e studiare degli scenari futuri per una celebrazione agatina nel modo più sicuro possibile, stante gli eventi pandemici che stiamo attraversando. Avremmo voluto soltanto più celebrazioni Eucaristiche, per poter dare testimonianza della nostra fede, pregando innanzi al volto dell’amata Patrona, e il poterLa finalmente riabbracciare sarebbe stato per il popolo catanese una boccata d’aria fresca, uno spiraglio di luce, un alito di speranza, in questa terra martoriata. Nonostante la preziosa e calorosa attenzione di tutti i media locali, le nostre iniziative, hanno avuto esiti infruttuosi: la nostra petizione popolare, che in pochissimi giorni ha raccolto oltre milletrecento devoti, non è riuscita a scuotere l’immobilismo e la paralisi di iniziativa in capo alle autorità, civili e religiose. In quella petizione invitavamo ad esporre il busto reliquiario innanzi al sagrato della cattedrale di Catania, come peraltro già avvenuto in occasione dell’anno giubilare (2000) in cui Papa Giovanni Paolo II visitò la nostra città; prevedendo al contempo un servizio d’ordine, composto dalle forze di polizia e impreziosito dall’esercito di fedeli, provenienti dalle decine di associazione agatine che ogni anno, volontariamente e gratuitamente, si fanno avanti per collaborare alla realizzazione della festa. Pensavamo di predisporre dei serpentoni, ben transennati, che dai sei accessi, che portano alla piazza Duomo di Catania, avrebbero consentito di incanalare coloro i quali avessero avuto il cattolico desiderio di esprimere un voto e una preghiera. Altresì, per non rinunciare a quel minimo folclore, si era proposto di esporre le quattordici candelore innanzi i sagrati delle chiese ove vengono custodite durante l’anno. Ciò, a nostro giudizio, avrebbe consentito ai fedeli di salutare la nostra Agata, contribuendo a lanciare un prezioso e indispensabile messaggio di festa e di speranza. Insomma, una festa in formato ridotto, anzi ridottissimo e in assoluta sicurezza (invero, i festeggiamenti agatini che iniziano in città sin dalla fine di gennaio, con le candelore che girano per tutti i quartieri della città, poi si concentrano nei giorni clou che vanno dal 3 al 5 febbraio). Le istituzioni, nonostante i nostri pacati e pubblici appelli, in cui li esortavamo a convocare un tavolo di confronto, peraltro previsto dallo stesso regolamento dei festeggiamenti agatini, non ci hanno mai voluto prestare alcuna udienza. Il 4 e 5 febbraio, il popolo dei fedeli di Agata, come avevamo intuito e previsto, si è comunque riunito davanti la Cattedrale ed ha avuto così la possibilità di mostrare tutta la sua compostezza. E, nonostante fosse giunto in migliaia, si è ordinatamente incolonnato per fare ingresso in cattedrale per poi continuare a raccogliersi in preghiera in piazza. Il popolo devoto catanese ha quindi dimostrato la genuinità del suo sentimento verso la Santa Patrona, mostrando urbi et orbi quanto infondate si siano rivelate tutte le preoccupazioni circa le eventuali difficoltà di gestione dell’ordine pubblico di un popolo in festa. Abbiamo inutilmente confidato, perché confortati da alcune voci che andavano circolando, che almeno per la celebrazione dell’ “Ottava”, giorno 12 febbraio, la Santa potesse salutare i suoi fedeli: ma anche questa speranza è stata mortificata. Il Comitato per l’Ordine e la Sicurezza di concerto con il Comune di Catania e la Curia Arcivescovile hanno stabilito che anche per il 12 febbraio – mentre gli stadi aumentano la loro capienza di spettatori; le discoteche al chiuso possono riaprire; le mascherine all’aperto possono essere tolte – Sant’Agata invece deve rimanere chiusa nella sua cameretta. Oh Padre Santo, più volte, dai suoi discorsi, abbiamo sentito che la pietà popolare è ricchezza della Nostra Chiesa Cristiana, ma temiamo che da anni, a Catania, questa pietà popolare non è stata più valorizzata. Abbiamo assistito ad un graduale sfacelo delle nostre tradizioni che ci sta lentamente spogliando della nostra identità. Nella tradizione c’è sedimentata una memoria che solo la tradizione stessa può tenere viva. Noi siamo un popolo forte, energico, colorito nel palesare il proprio attaccamento alla propria Patrona. Ma non è forse questo manifestare la propria Fede, in maniera così fisica ed emozionale, a rendere questa festa unica al mondo? Paragonabile, per l’interesse religioso-antropologico e il coinvolgimento emotivo, solo alle solenni celebrazioni liturgiche della Semana Santa di Siviglia e il Corpus Christi di Cuzco. Sì, dunque, anche al folklore che accompagna i giorni di festa, alla “ballata” delle storiche e monumentali Candelore, i cui portatori vivono la devozione a Sant’Agata nella luce della fede in Cristo, nella speranza di un domani migliore, nella carità verso i più sventurati. Ci sentiamo di menzionare, a tal riguardo, quella bellissima espressione del Santo Pontefice Giovanni Paolo II, che pronunciò in una processione dell’anno della Redenzione a Roma: “Alla fede serve anche il folklore”. Che Dio guidi il cuore del nuovo arcivescovo Monsignor Luigi Renna, affinché si apra all’ascolto della sua nuova diocesi. Ci aiuti Lei, Santità, ad amplificare le nostre voci e a preservare le tradizioni che ci rendono "vivi". Da figli, chiediamo la Sua eterna benedizione e la Sua intercessione affinché per 1 festeggiamenti agostani (17 /08), giorno della traslazione delle reliquie da Costantinopoli a Catania, la Santa Agata possa uscire dalla Sua cameretta e salutare e riabbracciare il popolo catanese - atteso che la festa rappresenta pure un importante, il più atteso, volano economico e turistico che consentirebbe inoltre di dare un vero sollievo a tutte quelle migliaia di famiglie di lavoratori, che - per causa della grave e attuale crisi che ci soffoca - grazie alla festa riuscirebbero a sopravvivere".