Dopo la chiusura decretata a partire dalle feste di Natale, oggi riaprono finalmente le discoteche. Una misura che va di paripasso con quella dell'eliminazione dell'obbligo di mascherina all'aperto su tutto il territorio nazionale, a testimonianza di un superamento delle restrizioni dovute al Covid che soltanto adesso stanno iniziando a scemarsi. La luce in fondo ad un tunnel lungo addirittura due anni, quello attraversato dai gestori e dai lavoratori delle discoteche. Le riaperture sarebbero comunque limitate a chi è in possesso del super Green pass, con l'aggiunta di un vincolo di capienza all'interno pari al 50%, contro il 75% negli spazi esterni. Obbligatorie anche le mascherine in tutti gli ambienti del locale, ad eccezione della pista però, dove sarà possibile ballare senza alcun vincolo. Per quanto in discesa, la situazione resta comunque critica. Pochi gli aiuti economici ricevuti dal settore durante questi ultimi anni. La categoria riapre senza forze, mentre un terzo delle strutture di intrattenimento e pubblico spettacolo ha già chiuso le saracinesche. I ristori di 8 mila euro non arrivano a coprire nemmeno le spese di gestione, per un totale di danni ingenti e di riprese a fatica, nel caso di chi riuscisse a farcela. Paradossale il trattamento della Regione nei confronti dell'intero settore: stanziati circa 23 milioni di euro al mondo dello spettacolo, mentre i gestori delle discoteche si ritrovano ad ottenere quel poco che neanche basta per risollevarsi con dignità in un così buio periodo. [caption id="attachment_57609" align="alignright" width="126"] Gabriele D'Ambra, vicepresidente di Assointrattenimento[/caption] Opinione condivisa da tutti questa, così come si evince anche dalle parole di Gabriele D'Ambra, vicepresidente di Assointrattenimento: "Il graduale miglioramento della situazione epidemiologica ci rende speranzosi e abbastanza tranquilli, anche se abbiamo comunque paura di queste restrizioni sul Green pass, il distanziamento e la capienza. Riteniamo la limitazione al 50% completamente folle. Vorrei ricordare che i locali di pubblico spettacolo italiani sono quelli che rispondono alle più rigide leggi di sicurezza e capienza d'Europa, quindi noi già con la capienza al 100% riusciremo a soddisfare qualunque requisito di distanziamento tra i clienti e il personale stesso. Inoltre, il nostro punto di pareggio lo raggiungiamo intorno al 65/70% della capienza , per cui rispettare questa regola del 50% per noi è quasi distruttivo". Una situazione surreale e troppo difficile da affrontare. Restare a galla è l'obiettivo, ma intanto le attività riaprono già in passivo: "Non chiudere è una sfida. Le miserie, per non dire elemosine, che ci ha fatto il governo fino ad ora non riescono a farci pagare neanche le bollette che abbiamo visto aumentare anche di 3 volte. Un terzo dei locali è fallito per colpa dei ristori insufficienti, delle politiche che non hanno abbattuto i costi fissi e soprattutto per non aver avuto mai nessuno che ci aiutasse a sopravvivere". Parole glaciali che riflettono due anni di inferno con cui solo ora si comincia a fare i conti in un'ottica che mira più a non mollare la presa e a ricominciare. "Stringete i denti - conclude D'Ambra rivolgendosi ai suoi colleghi gestori - sperate in una florida stagione estiva e nella ripresa di regole più certe che ci consentano di fare tutti una programmazione tranquilla e lineare. Dobbiamo riuscire a crederci per poter andare avanti. È difficile, ma non dobbiamo smettere di rimboccarci le maniche come abbiamo da sempre fatto".