A tre anni dal sisma di Santo Stefano la ferita non accenna a rimarginarsi. Il ricordo è sempre vivo nella mente delle novemila persone che sono state costrette ad abbandonare le loro case. Assieme alle loro vite sembra essersi fermato pure il tempo, lo stesso che dopo quella notte, ha reso tutto immobile. A dispetto dell'evento, però, resiste ancora quello spirito tenace di chi non si arrende, anzi, combatte per una svolta. Stiamo parlando dei tre rappresentanti dei terremotati, Giuseppe Zappalà, Matilde Riccioli e Monica Ferraro, la stessa che ci aggiorna sulla situazione fornendoci alcuni dati. “Gli edifici di privati ad oggi inagibili sono 3.173, dei quali si parla di 1.200 prime case. Di queste 700 con danni lievi, tutte riparate con un contributo pari a 25.000 euro e 50 con contributo commissariale fino a 60.000 euro". È importante sottolineare che proprio le seconde case ad oggi non hanno ricevuto contributi per dare precedenza alle prime, ma che anche queste verranno a breve prese in considerazione. Quanto al danneggiamento dei beni mobili di privati ed imprese, sono stati corrisposti tutti i contributi richiesti per il loro rilancio. Accennando poi all'edilizia pubblica, i danni arrivano a circa 22 milioni, di cui gran parte finanziati, alcuni eseguiti o appaltati ed altri in fase di progettazione. Monica Ferraro ci dice anche di aver contattato Salvatore Scalia, commissario straordinario per la ricostruzione dei territori colpiti, riportandoci quanto detto: "La struttura commissariale è in attesa della nomina o conferma del nuovo commissario. Qualora fosse confermato il primo si lavorerebbe più celermente date le pratiche già iniziate; al contrario, si dovrebbe ricominciare da capo". Data la zona altamente sismica, non pensa che l'evento potrebbe ripetersi, avvolgervi in una spirale senza via d'uscita? A questo punto, crede sia un problema legato ai materiali utilizzati per la costruzione degli edifici?: "Ovviamente, siamo in un territorio altamente sismico. Non possiamo assolutamente capire dove oggi il terremoto potrà colpire e le stesse zone già lese sono tuttora esposte a rischio. Per quanto riguarda i materiali utilizzati, viene richiesta una ricostruzione che si deve attenere esplicitamente a quello che la struttura commissariale impone, purtroppo. Si parla di criteri a cui ci si deve assolutamente attenere, pena il mancato ottenimento dei fondi. Per essere tranquilli dovremmo abbandonare il territorio, ma lottiamo tuttora per non perdere il ricordo dei nostri luoghi più cari". Sommariamente, i danni calcolati sono pari a 655 milioni, a fronte degli appena 236 messi a disposizione da parte dello Stato in qualità d finanziamenti. “Purtroppo ciò che rallenta la ricostruzione è sempre la macchina burocratica che in alcuni comuni tende ad incepparsi”. A ciò si aggiunge la delocalizzazione che Ferraro ci dice esser stata presa in considerazione, proprio per evitare lo spopolamento dei territori colpiti: "Sono circa 35 le istanze presentate, di cui 6 finanziate ed il resto in istruttoria ai comuni per la determinazione delle parti legittime". A questo punto non ci resta che aspettare. Con grandissima pazienza.