Incastrata la cosca che operava al Borgo. Nel mirino il clan Pillera-Puntina, sgominato nella notte con un blitz denominato Consolazione, dal nome della ‘zona’ dove gli eredi criminali di Turi Pillera ‘Cachiti’ (in carcere da decenni) e di Pippo Di Mauro ‘Puntina’ (ammazzato decenni anni fa) hanno messo su la loro roccaforte criminale. La Polizia di Stato, sotto il coordinamento dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catania, ha arrestato 16 persone che sarebbero “appartenenti al clan Pillera-Puntina”. Le accuse a carico degli indagati sono associazione mafiosa, estorsione e usura. Una delicata inchiesta ha permesso di incastrare la cosca catanese. Tra gli arrestati c’è Giuseppe Saitta denominato ‘il bimbo‘ che era libero da appena tre mesi. Le indagini sono state avviate nel 2015 e hanno fatto luce anche sulla richiesta a uno dei titolari di una delle più note e rinomate pasticcerie della città costretto a versare 5.000 euro, in due rate, per le feste di Natale e Pasqua, a consegnare nel tempo a esponenti del clan 12 ceste natalizie e praticare per loro ‘sconti’ sugli acquisti. Le complesse indagini si sono avvalse del contributo di diversi collaboratori di giustizia, che hanno consentito di scoprire che l’organizzazione era retta da Ieni, detto “Nuccio u mattuffu”, e da Pappalardo, a capo del cosiddetto gruppo del Borgo, nominativo con cui viene appellata piazza Cavour. L'organizzazione controllava in maniera capillare il quartiere, dedicandosi alle estorsioni nei confronti delle attività commerciali e al prestito di somme di denaro con tassi usurari pari al 10%. Tutto per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque, il controllo di attività economiche. Ieni e Spalletta peraltro erano sottoposti a sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno. Un panificio è stato danneggiato per fare pagare al titolare la ‘liquidazione’ che sarebbe spettata alla figlia di un appartenente al clan che lì aveva lavorato, colpendo con dei caschi alla testa due dipendenti presenti. Alle violenze, contesta la Dda della Procura di Catania, hanno fatto seguito le minacce alla moglie del panettiere. Da segnalare anche il tentativo di estorsione a un imprenditore, picchiato e minacciato perché si rifiutava di pagare una tangente di oltre 9.000 euro; imprenditore che ha poi denunciato la violenza subita, mentre il titolare di un’altra azienda è stato avvicinato e minacciato per indurlo a versare il pizzo al clan con la classica richiesta di “cercarsi un amico”, perché, gli è stato intimato, “è buona abitudine che quando uno viene a casa mia si dovrebbe presentare…". Questi i nomi dei 16 arrestati nel blitz della polizia di Stato.