Ristoranti aperti di sera almeno fino alle 22, ma anche riapertura di piscine e palestre; nel primo caso con frequenze molto contingentate, nel secondo caso con lezioni individuali. “Potremmo rivedere i protocolli di sicurezza condivisi nei mesi scorsi e renderli più stringenti, proprio perché garantire condizioni di massima sicurezza resta la priorità, e prevedere aperture serali, non solo a mezzogiorno, nella ristorazione..."; nelle ore scorse il governatore dell'Emilia Bonaccini aveva sposato la proposta di Matteo Salvini sull'apertura dei ristoranti a cena nelle zone meno toccate dai contagi, definendola ragionevole: "dove le cose vanno in maniera migliore, dove ci sono meno rischi, si può ragionare sulla apertura nelle ore serali, disponendo controlli più serrati, con l'obiettivo di dare ossigeno a qualche attività". Intanto come noto, i ristoratori protestano con presìdi e mobilitazioni in diverse città italiane e chiedono di svolgere la loro attività nei locali fino alle ore 22, superando così il vincolo stringente delle ore 18. Anche i sindaci vorrebbero tenere i ristoranti aperti. Fa parte delle richieste avanzate dal presidente dell'Anci, Antonio Decaro a nome dei primi cittadini, durante il vertice tra governo e autonomie, convocato dalla ministra Gelmini e dal ministro Speranza, in vista dei nuovi provvedimenti anti covid che il governo Draghi assumerà,attraverso un nuovo decreto. Peraltro l'associazione nazionale dei comuni italiani chiede che i ristoranti, a condizione del rispetto di protocolli rigidi sulle distanze, debbano poter riaprire anche di sera. "La consumazione al tavolo - sostiene l'Anci - assicura condizioni di sicurezza maggiori rispetto agli assembramenti che purtroppo si creano fuori dai locali che fanno il servizio di asporto delle bevande, soprattutto con l'arrivo della bella stagione". Non è nuova la richiesta di valutare la riapertura dei ristoranti a cena nelle zone gialle e a pranzo in quelle arancioni; ma fino a oggi il Comitato Tecnico Scientifico non ha mai voluto sciogliere la riserva. Quando scadrà il Dcpm il prossimo 5 marzo, si chiarirà il destino degli esercizi di ristorazione per i prossimi mesi. Secondo la Fipe, la Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi, in Italia c'è stata una perdita di quasi 38 milioni di euro nel comparto del bere e del mangiare nel corso del 2020. La chiusura alle 22 salverebbe tra il 70 e l’80% del fatturato della gran parte dei ristoranti" secondo un calcolo forse in difetto di Coldiretti.