Il 5 febbraio è sempre stato un giorno di festa e devozione. Sant'Agata, patrona indiscussa di Catania, Santa amata e conosciuta in Sicilia, in Italia e nel mondo, è stata venerata con compostezza anche in questo periodo triste. I devoti che animano le festività sono sempre numerosi e i festeggiamenti avrebbe creato assembramenti pericolosi, motivo per la quale il sindaco Salvo Pogliese ha firmato un divieto di stazionamento a piazza Duomo e dinanzi l'altarino di via Dusmet. La fede per Sant'Agata però ha travalcato con compostezza le norme. D'altronde come ha affermato il prof. Vecchio è forte l'impulso con questo legame intoccabile fra i catanesi e la Santa. Un legame che anche quest'anno doveva essere coronato. La Santa è sempre stata simbolo di riscatto e Catania capitale di culturale e di fede. I fedeli si sono riuniti dinanzi la Cattedrale. Indubbia la fede e la speranza nelle loro voci, i loro volti segnati dal dolore catturati in numerosi scatti. La prof. ssa Tornali li commenta: "Le immagini mostrano compostezza. Tutti coloro che si sono recati a piazza Duomo hanno rispettato la distanza. Hanno pregato e implorato la Santa mostrando, paradossalmente alla loro presenza li, educazione civica. Agata fu la prima donna, per quanto si sa, vittima di femminicidio, nasce nel 236 e il 5 febbraio del 251 si consuma il suo martirio e la sua morte. E' una ragazza di nobile famiglia che consacra la sua verginità a Dio. In segno di devozione indossava un velo rosso di inestimabile valore spirituale. Di lei si invaghisce Quinziano. Agata lo rifiuta poiché si riteneva una donna libera e di buoni costumi, così venne torturata senza pietà. In questo clima di pandemia si certifica che i femminicidi sono passati dal 35% a più del 50%". Secondo il prof. Vecchio la fiducia è fondamentale! "Catania dopo ogni problematica ha sempre saputo ricostruirsi. Catania è speranza, non ci può essere una società senza Dio! Per quanto riguarda l'educazione - sostiene il prof. Vecchio - la crisi dell'odierna società è una crisi di cultura data dal togliere dalla propria visione l'idea del limite. Il problema nasce nelle scuole, nella quale non si impartisce più educazione civica e legale senza nessuna invocazione al rispetto del più debole e della donna. Catania è martirizzata da un disagio che nasce dall'ipocrisia, dalla mancanza di valori. - continua la prof. Tornali - durante l'omelia Monsignor Salvatore Cristina fa riferimento ai giovani e alle difficoltà della loro crescita. Questo perché la crescita è integrata all'interno della società ed oggi i ragazzi vivono la società attorno l'uso di internet, come unico mezzo d'unione. Così facendo i giovani non riescono a vivere la loro età. Il loro è un piccolo martirio, un sacrificio che con educazione potrà portare a una svolta positiva. Come Agata resistete e coltivate i valori, cogliate voi stessi, per conoscervi ed aiutare gli altri". Con queste parole è stato messo in scena un'atto sociale di notevole importanza. Molti purtroppo, anche tra le figure istituzionali, hanno messo in dubbio l'efficacia del vaccino, tutto questo crea nella popolazione sfiducia, paura. In molti hanno detto e diranno no alla vaccinazione. Come può una figura istituzionale confondere la popolazione? All'interrogativo risponde senza veli il prof. Vecchio: "Pensare di mettere in dubbio i vaccini è assurdo. Se anche le istituzioni si aggiornassero sul significato dei vaccini nella storia della medicina non li metterebbero in dubbio. Il vaccino è essenziale ma affinché ci possa essere la cultura del vaccino tutti, medici compresi, dovrebbero essere rieducati. Spesso a ricoprire ruoli di amministrazione e gestione della sanità sono personaggi manovrati dalla politica per la quale persiste un'egemonia di affaristi. Se Catania, in paragone con le restanti province siciliane, registra il più alto numero di contagiati, la colpa non è rintracciabile nei cittadini bensì nell'Asp 3 di Catania. Bisogna sfatare ogni mito con l'auspicio che Sant'Agata possa donare a Catania e al mondo intero una rinascita. Lei mediatrice del padre eterno". Un'appuntamento speciale de "Il Cappello di Archimede" è andato in onda su Prima Tv e sui social il 5 febbraio, giornata di Sant'Agata. Proprio della Santa hanno parlato il prof. Ignazio Vecchio, neurologo e titolare della Cattedra di Bioetica e Storia della Medicina dell'Università di Catania e la prof.ssa Cristina Tornali, fisiatra e direttore del Centro di Accademia di Arti Sanitarie. I due medici, protagonisti assoluti dello spazio medico scientifico, prima di soffermarsi sul vaccino hanno discusso a lungo sulla storia della Santa Patrona di Catania.
Monsignor Salvatore Cristina celebra il pontificale facendo forte riferimento alla fiducia, alla speranza e all'educazione.
L'appello di Monsignor Salvatore Cristina: "Io mi vaccinerò non appena ne avrò l'opportunità. Sant'Agata liberaci dalla pandemia".