Fede, folklore, ingressi economici. Questa è una triade che - volenti o nolenti - si lega indissolubilmente alle festività agatine. La festa di sant’Agata porta infatti ogni anno a Catania fedeli e turisti, riempendo nel frattempo le tasche dei settori lavorativi che traggono linfa vitale dalla festa. Quest’anno, però, il Covid-19 ha imposto uno stop, la festa è stata celebrata “a porte chiuse”. Quali sono le considerazioni della gente in merito? Sant’Agata è la festa dei Catanesi, la festa di una città che, messa in ginocchio da una delle peggiori crisi sanitarie ed economiche mai vissute, prova a rialzare la testa tra numerose difficoltà. La maggior parte dei cittadini sperava di poter riabbracciare questo febbraio la sua santa patrona, sperava di poter vivere la festa di Sant’Agata nella normalità e non ancora in un contesto di piena pandemia. Come stanno vivendo la festa i catanesi, nonostante restrizioni e difficoltà? Queste alcune delle voci dei devoti raccolte nelle principali vie della città. «Siamo molto tristi, perchè non possiamo vivere la festa normalmente. Però è anche vero che sant’Agata è per noi tutto l’anno, ci sta sempre accanto giorno dopo giorno. Preghiamo affinchè possa porre fine a questa pandemia». «Abbiamo seguito da casa la messa dell’Aurora. Siamo stati come ogni anno insieme a sant’Agata, ovviamente quest’anno preghiamo da casa. È giusto non assembrarci, ma per noi catanesi è difficile non scendere in strada a pregare la nostra santa, è qualcosa che ci viene spontaneo». «Negli anni passati passavo giorno e notte a seguire sant’Agata. Per i devoti è un colpo al cuore». «Abbiamo paura di stare in mezzo alla gente, ma non possiamo evitare di stare accanto alla nostra santa». Tanta amarezza mista a rassegnazione dunque dalla parte più viva delle festività agatine, dalla parte dei devoti per i quali la festa di sant’Agata - quasi come un capodanno - segnava un nuovo inizio, un momento per raccogliersi in preghiera e in festa e ricominciare a vivere la loro quotidianità con un’energia rinnovata. Vi è però anche un’altra faccia della medaglia legata alla festa: quella dei commercianti, duramente colpiti dall’assenza dei classici momenti di festa che incoraggiavano il solito business, vitale per tante piccole imprese del centro storico catanese. Per Agata, commerciante di souvenir e prodotti tipici a ridosso di piazza Duomo «non c’è festa. Io rispetto leggi e decreti, ma il buco economico creatosi non può venir riempito. Il nostro settore è in perdita almeno del 75%». Piera Giuffrida, del ristorante Cascia Putia Gourmet, commenta: «Abbiamo ulteriormente subito una batosta che rasenta il ridicolo.Ci hanno tolto il lavoro,la vita e la dignita mentre fuori tutto va a mille come biglie impazzite . Questa ulteriore mazzata ci ha sfiniti,marcando sempre piu il concetto che non siamo noi gli untori. Ormai da 4 mesi abbiamo abbassato la saracinesca innescando un meccanismo di non ritorno».