AGI - "Si deve imporre una seria riflessione sull'efficacia general preventiva dell'attività investigativa e processuale, necessariamente successiva alla perpetrazione dei fatti criminosi, che senza un'adeguata politica sociale e culturale, certamente non demandabile all'autorità di polizia o a quella giudiziaria, determineranno la perdita pressoché definitiva di fasce di popolazione, difficilmente recuperabili". Lo sostiene il magistrato Ignazio Fonzo, procuratore aggiunto a Catania, in un suo intervento pubblicato su giustiziainsieme.it. Per Fonzo i successi investigativi e processuali non bastano. Anche anni di manifestazioni antimafia e di cultura antimafia "non hanno sortito, almeno non del tutto, l'effetto sperato". Recenti fatti e i conseguenti accertamenti investigativi, prosegue il procuratore aggiunto Ignazio Fonzo, "hanno consentito di verificare che le organizzazioni criminali operanti in territorio urbano di Catania (in particolare il Clan Cappello/Bonaccorsi e quello dei Cursoti Milanesi) hanno mantenuta intatta la capacità di attrarre e reclutare, con la prospettiva di facili e immediati guadagni, giovani 'millenials' affascinati, se non abbagliati, dalla personalità fuorviante e deviante di vecchi 'capi bastone', taluni anche da decenni in stato di detenzione, che - malgrado le ripetute e pesanti condanne subite - continuano a perseguire la strada dell'illegalità e del crimine". Giovani leve appartengono a nuclei familiari, residenti in quartieri periferici e degradati delle aree urbane di Catania (e Siracusa), che vivono percependo il reddito di cittadinanza. "Le aree urbane marginali - sottolinea il magistrato - nel contesto territoriale catanese si connotano ancora oggi per particolari situazioni di sottosviluppo in contesti sviluppati. E' indubbio che in dette aree della città metropolitana si registrano standard di vita di gran lunga inferiori alla media nazionale e del centro cittadino". Veri e propri "quartieri ghetto" dove si perpetuano "condizioni di sottosviluppo". Quartieri "da sempre afflitti da gravi problemi di degrado architettonico specchio del degrado sociale, con alti tassi di dispersione scolastica, microcriminalità e infiltrazioni mafiose". Nonostante le varie denunce dei media e l'impegno delle istituzioni scolastiche, religiose e del volontariato, per Fonzo "la situazione rimane allarmante con ripercussioni sul controllo effettivo" e "giovani provenienti da contesti ambientali come quelli descritti subiscono ancor oggi 'il fascino del male' e fanno a gara per arruolarsi nelle organizzazioni mafiose". per questo, "senza un'adeguata politica sociale e culturale", si determinerà "la perdita pressoché definitiva di fasce di popolazione, difficilmente recuperabili", con la conseguente sconfitta "dei tanti impegnatisi, a partire quanto meno dal 1992, per giungere alla definitiva scomparsa del crimine organizzato, flagello che ha ammorbato, e ammorba tuttora, il Paese".