L’anno che abbiamo appena trascorso ci ha messi davanti a una serie di ostacoli, alcuni dei quali superati con fatica, altri ancora da superare. Uno di questi è stato proprio il doversi adattare - da parte del nostro sistema scolastico e accademico - a un nuovo tipo di erogazione e fruizione della didattica al quale non eravamo abituati; forse, per questo motivo, ci siamo fatti trovare impreparati. Università “classica” e online possono coesistere? Può un sistema che nasce in presenza cambiare pelle senza subire perdite? Queste le domande al centro di una conversazione all’Università Raccontata tra il professor Federico Tedeschini, presidente della Fondazione YMCA Italia, e Federico Scalisi, segretario giovanile di Sìamo Futuro Catania. «L’online è uno strumento. Non esistono strumenti buoni o cattivi, se ne fa un uso proprio o improprio». Queste le prime considerazioni del prof. Tedeschini, secondo cui « Lo strumento telematico non può bastare, ridurre l’università alla mera telematica è un’idea pericolosa, eppure sembra un’idea che sta prendendo piede nel sistema universitario europeo e occidentale». Insomma, da subito si riconosce l’utilità dello strumento telematico, ma senza nasconderne i limiti: frequentare un corso di persona è ben diverso dal frequentarlo dallo schermo di un computer, che non permette quell’aggregazione sociale, quel rapporto personale che «è l’essenza stessa del sapere». Bisogna quindi, in situazioni di necessità come quella in cui ci troviamo, supportare indubbiamente l’utilizzo dello strumento telematico, «ma dobbiamo accompagnarlo allo strumento in presenza. Un mix tra questi due strumenti sarà la scelta migliore per far entrare i giovani nel sistema di inclusione sociale». Anche Federico Scalisi interviene sul tema, chiarendo sin da subito che «la didattica a distanza deve avere una funzione integrativa di quella in presenza. È un ottimo strumento per temporeggiare, soprattutto in periodo di crisi sanitaria. Ma non può essere per sempre. […] Un cellulare, un computer non si può sostituire a una lezione, un’aula studio, una residenza universitaria. L’università ha funzione culturale, sociale e umana che non può essere sostituita dall’online. Scalisi interviene con parole dure: «Catania ha sbagliato, quando si poteva riaprire non si è fatto nulla. I singoli atenei sono stati lasciati soli dal ministero dell’università.. Non si può giocare con il futuro di migliaia di studenti universitari. Forse sarebbe stato meglio un bonus in più per gli studenti e uno in meno per i monopattini.» Il professor Tedeschini, concordando sullo “scivolone” legato al bonus monopattini, dà all’università italiana un 6 - -, una quasi sufficienza, «o un 17, per dirla in termini universitari». Che ne sarà dell’università nei prossimi mesi? Quando si tornerà in presenza? Nel frattempo, come si pensa di gestire un’emergenza che impone ormai ragionamenti a lungo termine e non provvedimenti provvisori? Si attendono risposte da chi di competenza. Università: strumento d inclusione sociale
Come si è comportata l’università italiana nel gestire l’emergenza? E l’ateneo catanese?