di Alfio Franco Vinci Fra 200 giorni, il 2 agosto, entreremo nel cosiddetto “semestre bianco“ che precede l’elezione del Presidente della Repubblica, in cui non possono essere sciolte le Camere e non si può procedere ad elezioni politiche. I Padri costituenti, pensosi della necessità di proteggere con ogni strumento legale la neonata democrazia, introdussero tale disposizione all’art 88 della nostra Costituzione.
Lo scopo era, fra l’altro, quello di impedire che il Presidente in carica potesse sciogliere le camere se non favorevoli ad una sua rielezione; mentre l’ipotesi contraria, non scioglierle perché favorevoli alla sua eventuale rielezione, non è nemmeno contemplata e pertanto non ne parliamo nemmeno “a titolo accademico “, essendo impensabile un simile cinico disegno da parte del Presidente, chiunque sia.
Orbene, mentre fra 200 giorni non potranno più essere sciolte le camere, per i prossimi 198 giorni, cioè fino al 31 luglio, in Italia vigerà lo “Stato di Emergenza“ (norma INESISTENTE) votato dal CdM con il quale illegittimo strumento si può fare di tutto e di più, specie “ad usum delphini“.
La mia non è una elucubrazione speculativa, ma una constatazione di eventi già accaduti, come i rinvii di elezioni dello scorso anno, ed i preannunciati timori di assembramenti e diffusione del contagio, manifestati dai soliti esperti di regime, in caso di chiamata alle urne, di cui è iniziato il tambureggiare mentre era in corso la riunione del Consiglio dei Ministri del 12 gennaio (o del 25 luglio?).
Notoriamente non sono e non sarò mai Renziano, nè della prima nè dell’ultima ora, e sono convinto che a noi serva il MES e non la MEB (Maria Elena Boschi...); tuttavia, per come si contorce la politica italiana, mi ritrovo inconsciamente a tifare Renzi e mi torna alla memoria la vecchia battuta satirica degli scontenti dei primi governi del dopoguerra: ”aridatece er puzzone“