Mercoledì 6 gennaio da Washington DC, capitale degli Stati Uniti d’America, arrivano immagini che hanno dello sconcertante. Folle in protesta di sostenitori del Presidente in carica Donald Trump invadono il Campidoglio. È stato preso sotto assalto il Congresso mentre il vicepresidente Michael Pence - che per il Presidente in carica “non ha avuto il coraggio di proteggere il Paese” - viene scortato in un luogo sicuro. A causa dei disordini in atto Camera e Senato vengono costretti poi alla sospensione della certificazione della vittoria del presidente eletto Joe Biden. Anche la Vicepresidente eletta Kamala Harris viene scortata in un luogo sicuro. A Capitol Hill, nel frattempo, continuano ad arrivare i manifestanti pro Trump. Il presidente stesso ha più volte - sin dalla sconfitta alle elezioni presidenziali dello scorso 3 novembre - gridato al broglio elettorale, accusando gli avversari politici di aver conquistato la vittoria attraverso elezioni poco limpide. Proteste e tweet inferociti fino ad arrivare a fomentare gruppi di manifestanti violenti. Nell’accrescersi dei malumori e delle folle di americani in protesta, viene istituito il coprifuoco a Washington a partire dalle 18:00. Il Blitz dei sostenitori di Trump si è tenuto anche nel palazzo del Governo in Georgia, dove era stato eletto poco prima il senatore afroamericano democratico, Rapheal Warnock. La CNN titola l’avvenimento “INSURRECTION”, insurrezione, e sui social media si parla di golpe, guerra civile fomentata dal Presidente in carica. Il Presidente eletto Joe Biden non tarda ad intervenire in diretta televisiva, nel tentativo di calmare gli animi e sedare le rivolte. Queste alcune delle dichiarazioni di Biden: “le scene di caos al Campidoglio non rappresentano quello che siamo. Stiamo vedendo un piccolo gruppo di estremisti. Questo non è dissenso, ma disordine e caos, una massa di persone che impediscono al processo democratico di andare avanti. Dure poi le accuse rivolte a Donand Trump: “Le parole di un Presidente non possono instigare alla violenza. Chiedo al presidente in carica di parlare in televisione.” Poco dopo arriva il messaggio di Trump su Twitter, di tutt'altro colore: “Dovete lasciare il posto e mettere fine alle proteste. Ci è stata rubata un’elezione, e lo sanno tutti, specialmente dall’altra parte. Ma adesso dovete andare a casa. Dobbiamo rispettare la legge, non vogliamo feriti. È stata un’elezione fraudolenta, ma dobbiamo avere pace, andate a casa. So come vi sentite, ma andate a casa e andateci pacificamente.” Il messaggio è risultato per molti versi ambiguo, il Presidente ha invitato alla calma, ha chiesto ai suoi sostenitori di tornare alle proprie case ma non ha negato la legittimità delle proteste, confermando l’idea secondo la quale non si sono tenute elezioni limpide e legali. Una frase della dichiarazione di Trump sorprende in particolare: “abbiamo visto cosa siamo in grado di fare”, secondo emittenti televisive e siti web italiani e americani il Presidente ha tenuto quasi a congratularsi con i suoi sostenitori. Nonostante l’appello - ambiguo - del Presidente, i manifestanti pro Trump proseguono raccogliendo e bruciando gli strumenti e le postazioni delle emittenti televisive e testate giornalistiche americane. Altra pagina buia della “guerra ai media” dell’era Trump.