L’emergenza sanitaria ha cambiato le vite, le abitudini, il modo di relazionarsi con gli altri, l’igiene diviene sempre più accurata, e con l’obbligo di rispettare la distanza di un metro tra persone niente baci e neanche abbracci. Ma se la gente sta in fila davanti ai supermercati, indossando guanti e mascherine e mantenendo le distanze sociali, non può farlo davanti ai cimiteri, e così le visite ai propri cari slittano inevitabilmente, a data ancora da destinarsi. Ma andare al cimitero, per molti, significa anche mettere ordine al proprio dolore, elaborare un lutto, pregare e sentire i cari più vicini, tenere vivo il ricordo, poter fare qualcosa per loro, come cambiare l’acqua e sostituire i fiori. E proprio per effetto della pandemia da Covid-19, la Santa Pasqua appena trascorsa è stata insolita, priva di rituali ai quali siamo abituati in occasione delle ricorrenze. Da qui la lodevole iniziativa di diverse ditte floreali e agenzie di onoranze funebri di donare un fiore ad ogni lapide del cimitero, un gesto simbolico, di rispetto e vicinanza ai defunti. Sono tantissime le famiglie che sentono assolutamente l’esigenza di recarsi sulle tombe dei propri cari, per posarvi un fiore o prendersi cura delle sepolture, che hanno delle ferite ancora aperte per la perdita di un padre o di un figlio, come quella di Carmelo Samperi, che come altre, cerca risposte, vorrebbe capire i tempi tecnici e se si sta provvedendo alla sanificazione, alla disinfezione del cimitero di Catania nello specifico. Amaro è il suo sfogo e il suo appello è rivolto espressamente al sindaco, Salvo Pogliese, a cui chiede, con la massima cautela e tutte le precauzioni necessarie, di poter entrare al cimitero proprio così come si entra in banca o al supermercato. “Vogliamo una risposta, non ci sentiamo ascoltati, ha asserito durante la nostra intervista. Questa categoria è stata abbandonata. Psicologicamente si sta male. L’assessore Arcidiacono ci aveva detto che dopo Pasqua il cimitero di Catania sarebbe stato riaperto, ma questo ancora non è successo" – ha aggiunto Carmelo Samperi, che otto anni fa insieme alla moglie, Letizia Sicilia, ha perso il figlio, Tony, quasi ventenne a causa di un incidente stradale. “Un giorno sì e l’altro no, mia moglie dopo il lavoro, anche se con la pioggia o con la febbre, lo andava a trovare, era una grande consolazione” – ha aggiunto. E così si vuole sensibilizzare chi amministra, c’è gente che ancora non si rassegna, che ha l’estremo bisogno di far visita ai propri cari, disposta a scendere in piazza per farsi ascoltare, e se non lo si fa, è per tutelare la salute dei familiari. E stando alle parole di Carmelo Samperi: “Siamo offesi noi e i nostri defunti”….