La lotta contro il Covid-19 continua senza sosta, così come la ricerca di un farmaco o di un vaccino a livello mondiale. Da mesi, medici e virologi conducono ricerche scientifiche con l’obiettivo di fare passi avanti nel minor tempo possibile, ma finora nulla di certo è stato raggiunto. Attualmente sono in corso 9 studi clinici in Italia autorizzati dall’AIFA, inclusi nel programma “Solidarity” avviato dall’Oms con l’obiettivo di sperimentare vecchi farmaci utilizzati per il trattamento di altre patologie: è il caso della combinazione Lopinavir/ritonavir, antiretrovirale utilizzato per il trattamento dell’infezione da Hiv su cui si è già lavorato a Wuhan, ma che non ha ancora dato risultati soddisfacenti. Dall’8 aprile, è iniziato lo studio “Hydro-Stop”, che consiste nella somministrazione precoce di idrossiclorochina (farmaco antimalarico già in commercio per la cura dell’artrite reumatoide e del Les) in pazienti con quadro clinico lieve e in isolamento domiciliare. Tre sperimentazioni riguardano il tocilizumab (utilizzato anche nel trattamento di pazienti oncologici con terapia Car-T): si tratta di un farmaco biologico che blocca gli effetti dell’interleuchina-6, proteina che il sistema immunitario produce e responsabile, tra gli altri, della «tempesta citochinica» dei casi più gravi. Gli studi sugli antinfiammatori anakinra (un farmaco biologico) ed emapalumab (anticorpo monoclonale) osservano invece l’effetto delle due molecole che bloccano, rispettivamente, le citochine IL-1 e IFN-g. Un altro anticorpo monoclonale in fase di sperimentazione è il sarilumab, attualmente utilizzato per il trattamento dell’artrite reumatoide e inibitore dell’interleuchina-6 (IL-6), proteina che ha un ruolo centrale nella risposta immunitaria infiammatoria in soggetti che giungono ad una crisi respiratoria acuta. Infine, diversi centri italiani studiano l’efficacia dell’antivirale remdesivir su pazienti moderati e gravi, nato per combattere l’Ebola; un nuovo studio pubblicato su Science del gruppo di Yan Gao dell’Università Tsinghua di Pechino, ha rivelato che la struttura “motore molecolare” che permette al virus Sars-Cov-2 di moltiplicarsi è l’enzima polimerasi NSP12, bersaglio di questo antivirale. Sul fronte vaccinazione, invece, l’Oms riporta 70 vaccini contro il coronavirus attualmente in fase di sviluppo, tre dei quali già approvati per test in studi clinici sull’uomo. Tuttavia, difficilmente prima di un anno si disporrà di un vaccino efficace contro il Covid-19. La biotech italiana Advent di Pomezia, in collaborazione con lo Jenner Institute della Oxford University, ha però annunciato che a fine mese darà il via a test accelerati del suo vaccino su 550 volontari sani in Inghilterra, data la non tossicità del vaccino e i risultati incoraggianti ottenuti in laboratorio. Questo vaccino sfrutterebbe la capacità di un virus di trasportare all’interno dell’organismo gli antigeni di Sars-Cov-2, andando a stimolare la risposta immunitaria e attivando il sistema difensivo non appena entrato in contatto con il Coronavirus. Qualora questa prima fase dovesse raggiungere un buon esito, e con diversi investitori e governi interessati a velocizzarne lo sviluppo, si pensa di poter utilizzare il vaccino già a settembre su personale sanitario e Forze dell’ordine.