L’ultima pandemia che l’umanità dovette affrontare fu quella dell’Influenza Spagnola, quando tra il 1918 e il 1920 morirono 50 milioni di persone e si contarono 500 milioni di infetti. Secondo la prof.ssa Cristina Tornali, direttrice del Centro Siciliano Accademia di Arti Sanitarie nonché fisiatra e neurofisiatra, le cronache storiche di quei tempi presentano più di qualche similitudine con la pandemia da Covid-19 del XXI secolo: “I giornali di quell’epoca mostravano foto in cui tutti indossavano le mascherine in luoghi pubblici, dai pendolari alle forze dell’ordine. Anche il sistema ospedaliero si dovette subito adeguare al rapido contagio della Spagnola, costruendo ospedali da campo in collaborazione con la medicina militare, mentre un giornale parlava addirittura del distanziamento sociale. L’influenza, però, si chiamò spagnola soltanto perché a quei tempi i giornali spagnoli non erano soggetti a censura, e dunque la penisola iberica fu la prima a parlarne; ma non nacque lì. Secondo l’Istituto Pasteur, il virus H1-N1 ebbe origine proprio in Cina e, una volta isolato, di recente si è scoperto che anche questo proveniva da uccelli. Facendo anche una semplice ricerca su internet, è possibile trovare molte informazioni sull’influenza spagnola che fanno sicuramente riflettere. Dalla spagnola poi ne siamo usciti e questo è un augurio, perché la battaglia tra il microrganismo e l’essere umano l’abbiamo vinta sempre noi, piangendo purtroppo coloro che non ce l’hanno invece fatta.” Il Coronavirus ci ha fatto rendere conto, qualora non fosse ancora chiaro, del grande villaggio globale in cui viviamo. Ma qual è la grande differenza di questo villaggio attaccato dal Covid-19 e quello che venne invece minacciato dalla Spagnola nel XX secolo? Secondo il prof. Ignazio Vecchio, neurologo nonché titolare della cattedra di Bioetica medica e Storia della Medicina, “le notizie storico-mediche devono far riflettere. L’epoca della Spagnola non giunse a questa fase eclatante perché si stava uscendo dalla Prima guerra mondiale, in Russia era scoppiata la Rivoluzione Bolscevica che avrebbe purtroppo dato esiti nefasti per la civiltà occidentale, così come il Nazifascismo. Erano anni di attrito e, assieme al mezzo della censura, si davano notizie in maniera limitata. Soltanto la Spagna, che non era stata attrice diretta nella Grande Guerra, non sottostava alla censura di guerra. Quindi i casi spagnoli furono resi eclatanti, mentre oggi siamo in un villaggio globale dove una notizia ha un riverbero mediatico enorme che in altre epoche non poteva esserci. Che i social continuino a dare preziosi contatti, idee e opinioni, anche se c’è sempre il rischio che le fake news creino disagio. Come neurologo, dico che l’ansia rischia di sfociare in panico creando il virus della paura. La nostra è una società di immagini e informazioni immediate, anche forti, e queste devono lasciare riflettere. Togliamo spazio agli aspetti nocivi della disinformazione e torniamo nell’alveo della serena informazione." Ecco alcune foto storiche dall’archivio dell’Accademia di Arti Sanitarie: [gallery ids="28866,28867,28868,28869,28870,28871,28872,28873" type="slideshow"]