Nella pandemia i dispositivi di protezione individuale e i presidi sanitari primari sono chimere persino per gli addetti ai lavori. L’avvocato Franz Trovato, capo della comunità terapeutica assistita di Villa Salvador, ci spiega come far fronte alla mancanza di questi beni di prima necessità e quali sono stati i cambiamenti imposti dall’emergenza nelle strutture sanitarie non ospedaliere. Ancora prima che venissero ingiunti accorgimenti ufficiali, Villa Salvador ha adottato misure di contenimento contro il rischio di contagio dei propri pazienti. L’avvocato Trovato racconta che “appena il 31 gennaio è stato firmato lo stato di emergenza nazionale, all’interno della struttura sono stati applicati protocolli precisi per prevenire quanto stava accadendo a livello globale”. Dalla terza settimana di febbraio sono state sospese tutte le visite dall'esterno e tutte le attività, sia interne che esterne, previste. La Villa ospita persone affette da malattie mentali e porta avanti diverse attività riabilitative funzionali al trattamento medico ma, per evitare l’insorgenza di contagi, “è stato disposto un fermo per tutelare la salute dei pazienti”. Nel momento in cui non c'era ancora un provvedimento che imponesse tali restrizioni, la struttura si è dovuta scontrare con le famiglie dei soggetti ricoverati che “non capivano il motivo per cui non potessero fare visita al proprio parente e hanno per questo minacciato di sporgere denuncia”. Quando le autorità sono intervenute a livello normativo e la situazione ha iniziato a degenerare la struttura ha preventivamente disposto ordini cospicui di mascherine, guanti, amuchina e alcol. In questo modo è stata in grado di tamponare la situazione per tutto il mese di febbraio ma arrivati a metà marzo le scorte sono terminate e gli ordini fatti sono attualmente inevasi. Trovato spiega che “sia i fornitori che le farmacie di riferimento non ricevono le forniture necessarie a soddisfare gli ordini e siamo quindi costretti a rivolgerci al mercato non certificato.” Tutte le mascherine certificate sono state infatti requisite dal governo per garantirne la distribuzione negli istituti ospedalieri e occorre rivolgersi a chi ha deciso di riconvertire l’industria tessile in industria sanitaria per ottenere i dpi. “In subordine abbiamo diritto alla stessa fornitura sanitaria degli ospedali - continua Trovato- per questo motivo abbiamo protocollato le richieste di materiali all’Asp, all’assessorato della salute, alla prefettura e alla protezione civile. Non abbiamo ricevuto ancora niente, ma dobbiamo essere messi nella condizione di garantire in totale sicurezza il regolare funzionamento della struttura data la sua indispensabilità per i pazienti che ospita.” Per far fronte all’emergenza, Villa Salvador ha subito un esborso economico rilevante - considerato il budget medio di una comunità terapeutica da 40 posti letto -per avere il materiale di sanificazione e il materiale di presidi sanitari di questi ultimi due mesi. “Per tutelare il servizio sanitario nazionale abbiamo portato avanti un impegno imprenditoriale non da poco. Da quarant’anni lavoriamo nella psichiatria, partiti nel ‘79 con la chiusura dei manicomi, oggi siamo una tra le 16 strutture per la salute mentale convenzionate a Catania. Seguiamo e riabilitiamo i nostri pazienti attraverso un servizio di eccellenza e in queste straordinarie circostanze il servizio sanitario nazionale dovrebbe pensare anche a noi.” Tutte le strutture sanitarie non ospedaliere e le case di riposo che ospitano soggetti più facilmente esposti al virus richiedono la fornitura di dpi per i propri operatori socioassistenziali onde evitare di portare il virus al loro interno. Ora più che mai queste strutture sono necessarie a tutelare le figure più deboli come gli anziani e i malati mentali a cui deve essere garantita un’assistenza costante. Le persone anziane sono infatti più esposte al virus per motivi di età e di salute fisica, mentre i malati mentali non hanno contezza delle precauzioni da prendere per evitare il contagio e rischiano più facilmente di ammalarsi. Per prevenire il rischio di contagio Villa Salvador ha scelto il lockdown totale ed è stata costretta a “non riammettere un paziente che aveva avuto contatti con l'esterno, perché reinserirlo avrebbe esposto gli altri ospiti a un rischio. Avevamo proposto come da prassi la quarantena, ma la famiglia ha preferito tenerlo a casa”. I gestori stanno perseguendo la tutela dei pazienti a costo di perdere quote giornaliere e, data l’emergenza, hanno dato piena disponibilità all’assessorato della salute per adibire una struttura alberghiera in loro possesso in Hotel per la quarantena. “Prima della pandemia – spiega Trovato - avevamo il progetto di far partire un albergo assistito per over 65 autosufficienti che volessero stare in una struttura con tutti confort, uno spazio di riposo 2.0.” Questa casa di cura di lusso, in un’ala di Hotel a Riposto, sarebbe dovuta partire il 10 Marzo. Alla luce degli eventi, Trovato ha dato immediata disponibilità di convertire la struttura in un Hotel per la quarantena dei positivi asintomatici del Covid-19. “Il 23 marzo a seguito di una mail ricognitiva che chiedeva la disponibilità di adibire le proprie strutture alberghiere alla quarantena di soggetti positivi non ospedalizzati, noi di Villa Salvador abbiamo subito risposto in maniera affermativa, senza nemmeno conoscere i termini con cui si richiedeva la disponibilità. La nostra struttura offre 66 camere singole appena ristrutturate e siamo pronti a metterci a disposizione del servizio sanitario nazionale. Per contenere l’emergenza serve individuare tutti i positivi e porli in quarantena, possibilmente in un albergo messo a disposizione dall'Asp in cui possano essere assistiti a 360° per far evitare contatti con l'esterno. Una persona in quarantena non può lavorare e per questo rischia di non riuscire a soddisfare i propri bisogni primari. Crediamo sia giusto mettere i soggetti in condizione di passare una quarantena dignitosa attraverso la messa a disposizione delle strutture e alberghiere”. Mentre aspettano il via per riconvertire il loro l’Hotel in Hotel di quarantena, il progetto dell’albergo assistito per over 65 rimane in cantiere. “Quando la pandemia sarà finita questo tipo di assistenza sarà più che mai necessaria”. Non andranno trascurati i soggetti più deboli e non si dovrà abbandonarli a sé stessi. “Fuori dai nostri confini nazionali, si è parlato di una sorta di selezione naturale volta a cancellare gli anziani che non sono in grado di sopravvivere alla malattia, ma la sanità deve occuparsi della tutela dell’individuo in quanto tale. Alcuni pensano forse che gli anziani siano un fardello per la società a livello socioeconomico e che pesino sul servizio previdenziale o su quello sanitario, ma in realtà rappresentano il bagaglio culturale e le fondamenta delle famiglie. Credo che un paese che possa dirsi civile debba applicare un welfare che permetta agli anziani di vivere dignitosamente. Per questo e per la salute dei più deboli, noi continueremo a lavorare per rispondere prima di tutto ai bisogni di tipo sociale, i più importanti, e poi a quelli di mercato.”