A causa dell'emergenza coronavirus, Maurizio Grosso lancia l'ennesimo appello con una lettera/appello al premier Conte e alla ministra del Lavoro Nunzia Catalfo, per una definizione chiara sul "reddito di sopravvivenza" di 1000 euro destinato a tutti i lavoratori italiani compresi quelli del sommerso; da oggi alla ripresa economica. Ecco la sua lettera/appello. "Non vi è ombra di dubbio che il nostro paese si trovi davanti un emergenza sanitaria senza precedenti.La ricetta per superarla è stata individuata. Bisogna rimanere a casa allo scopo di non cantagiarci e di non contagiare dunque, per non divenire vittime di coronavirus.Tuttavia, non è possibile che i lavoratori che hanno perso involontariamente il lavoro, per rimanere a casa e scongiurare di morire per coronavirus, muoiano invece, di fame!Le misure di sostegno al reddito fin qui adottate dal Governo con il Decreto Cura Italia, a nostro giudizio, sono insufficienti sia rispetto il numero delle categorie a cui sono state rivolte che rispetto la consistenza economica specifica per categoria medesima ( vedi i 600 euro di bonus per i lavoratori agricoli e per le Partite IVE, ecc). L'annuncio dell'allargamento delle misure di sostegno al reddito anche alle categorie che non sono riconducibili alla cassa previdenziale INPS, continua a non soddisfarci sià perchè non completano la platea complessiva delle categorie sia perchè il beneficio è miserevole.Le misure economiche finora adottate, inoltre, escludono completamente 3 milioni e 700 mila lavoratori che hanno prestato attività lavorativa in nero, non certamente per capriccio, ma perchè “condizio sine qua non” imposte dai datori di lavoro. Parliamo di migliaia di baristi, commessi, camerieri, muratori, domestici e sopratutto, braccianti agricoli.Questi 3.7 milioni di lavoratori che costituiscono parte integrante e fondamentale della nostra economia legale, rappresentano l'economia sommersa del paese che tuttavia, produce un prodotto interno lordo di 200 miliardi di euro l'anno.L'80% di questi 3,7 milioni di lavoratori vive al centro sud dove si corre il serio rischio di tensioni sociali difficilmente superabili senza danni.Anche questa tipologia di lavoratori “del sommerso”, per un fatto di giustizia sociale, hanno il dovere di restare a casa per non morire di coronavirus ma, nel frattempo, il diritto di non morire di fame.Per queste ragioni SIFUS CONFALI ritiene che vadano superate tutte le misure di sostegno al reddito già adottate e ne venga introdotta una universale e velocissima che tenga dentro tutti i lavoratori, compresi quelli del sommerso, da oggi alla fine della crisi: il reddito di sopravvivenza di mille euro più 150 euro per familiare a carico.Con il reddito di sopravvivenza di 1000 euro, tutti i lavoratori potranno rimanere a casa per non contagiare il virus senza correre il rischio di morire di fame.
Maurizio Grosso, Segretario Generale SiFUS CONFALI