Da alcuni giorni il numero delle persone affette da Coronavirus in Sicilia è in forte crescita. Il governo siciliano, che conosce bene questo dato allarmante, sta provando a porvi un freno, individuando precocemente le persone già contagiate, a partire da quelle maggiormente esposte al rischio come il personale medico-sanitario. Ciò attraverso le misure di contrasto alla diffusione del Coronavirus e le azioni a sostegno del personale sanitario siciliano contenute nell'ordinanza del 20 marzo del presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci. In particolare, sul fronte dei tamponi rinofaringei riservati ai professionisti della sanità, si sta procedendo secondo un preciso ordine di priorità. Il test è previsto subito per il personale ospedaliero coinvolto nella gestione del Covid-19, ma anche per i medici e gli operatori dell’emergenza sanitaria (compresi tutti gli operatori della Seus, la società consortile Sicilia Emergenza-Urgenza Sanitaria). A seguire ci sono i professionisti di Medicina generale, i pediatri di libera scelta e il personale dei Presidi di continuità assistenziale e, infine, le Direzioni strategiche aziendali. Pare che finora soltanto il personale ospedaliero impegnato nella gestione del virus sia stato sottoposto a tampone. Resta fermo che, secondo l’ordinanza, il numero di persone che dovrà fare il test supera i diecimila. Il sistema reggerà? Stando al provvedimento del governatore siciliano, le analisi dei tamponi verranno condotte da laboratori pubblici e privati. Nel frattempo, come spiega l’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, i laboratori di analisi attivi nell’Isola, nove in totale, sono in grande sofferenza. Per fare mille tamponi servono almeno cinque giorni e i tempi di attesa variano dalle 24 alle 48 ore. Il punto è: quanti medici e infermieri dovranno essere fermati? Come andranno avanti gli ospedali se non ci sarà un ricambio? E’ vero, si ridurrebbe il contagio ma si rischierebbe di chiudere interi reparti di ospedali e i pazienti morirebbero perché non assistiti e non curati. I dubbi sono tanti, ma in Sicilia l’intenzione è quella di seguire il modello della Corea del Sud, ossia tamponi a tappeto per il personale medico-sanitario. In proposito, si legge nell’ordinanza, la Regione ritiene necessario realizzare un sistema di raccolta di informazioni, anche mediante tecnologie geo-localizzate per il tracciamento dei contatti dei contagiati o l’uso di web app ed app in grado di riportare quotidianamente eventuali sintomi e la propria posizione. Dubbi o meno, a detta di alcuni esperti quello siciliano sarebbe il miglior approccio per evitare lo scenario lombardo.