di Achille Teghini I numeri sono ancora contenuti nella crescita. Ma non confortano più di tanto sull’imperversare del coronavirus in Sicilia. Sono 936 le persone positive al coronavirus finora, 137 in più rispetto a ieri. Dall'inizio dei controlli, i tamponi validati dai laboratori regionali di riferimento sono 8.374. Sono ricoverati 399 pazienti, di cui 80 in terapia intensiva, mentre 537 sono in isolamento domiciliare, 33 guariti e 25 deceduti. Sono invece 72 le persone risultate positive al coronavirus nella casa di risposo Villa delle Palme a Villafrati nel Palermitano, comune dichiarato zona rossa dal governatore siciliano Nello Musumeci. "I dipendenti sono stati informati e sono in quarantena insieme alle famiglie", ha spiegato il sindaco, Francesco Agnello. Ma questa escalation di contagi, sembra purtroppo essere solo l’inizio, di un picco atteso in tutto il Sud Italia, simile a quello che sta flagellando la Lombardia e le altre regioni del nord. Ma gli sforzi del governo, sembrano non soddisfare i governatori di Sicilia, Campania e Calabria e del resto del Mezzogiorno; in quanto i tanti attesi rinforzi sanitari, gli agognati DPI, tra strumenti, tute, guanti e mascherine, non sembrano essere riservati a tutte quelle strutture che ne hanno bisogno; dato che col crescere dei casi positivi, i posti di terapia intensiva sono già saturi. Difficile dunque, poter immaginare al momento una riorganizzazione sanitaria come quella già vista a Milano, dove in 8 giorni 8, grazie al grande lavoro dei volontari e della Regione Lombardia e alle donazioni raccolte attraverso le campagne di sensibilizzazione di Vip e personaggi pubblici, è stato costruito - a tempo di record - un nuovo reparto di terapia intensiva, al San Raffaele. Dalle nostre parti si requisiscono albeghi e strutture private oltre addirittura a una nave, messa a disposizione da un armatore palermitano per ricovero di pazienti Covid 19. I rilevanti tagli economici hanno ridotto posti letto e nosocomi in Sicilia nel nome della spending review. Sembra dunque riproporsi il cliché del divario tra Nord e Sud, un compito importante dunque toccherà alle istituzioni, che dovranno porre i giusti rinforzi per combattere questa guerra contro un nemico invisibile, che minaccia davvero di decimare e mettere definitivamente in ginocchio un meridione già disastrato che si prepara al peggio, pur sapendo che se i numeri esploderanno, come al Nord, si potranno solo contare i morti, una sottovalutazione grave e pericolosa; così come ha voluto sottoscrivere e gridare a gran voce il governatore della Campania Vincenzo De Luca, in una missiva - chiara e perentoria - diretta al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Ma basterà? Si spera dunque in una risposta forte da parte delle istituzioni, ma soprattutto di un rinnovato senso civico e collaborativo da parte dei cittadini; evitando che sindaci, come Cateno De Luca a Messina, indossino la stella da sceriffo dando la caccia ai pendolari e a chi, in preda al panico, rientra nella propria terra, mettendo al repentaglio la salute di tutti, con il rischio di diventare untori. Forse la politica in questo frangente dovrebbe tacere e far parlare i fatti...