Quando il periodo di contenimento sarà terminato, bisognerà pensare seriamente all’economia. L’emergenza Coronavirus ha costretto le aziende italiane a fare i conti con la mancanza di produttività e di liquidità: in un primo momento a causa della riduzione della clientela e successivamente a causa della chiusura forzata dettata dall’allarme. Da qui la necessità di un intervento del governo, che nel decreto “Cura Italia” ha individuato alcune misure a sostegno di imprese e lavoratori. Ma cosa si può fare concretamente per rilanciare l’economia italiana? Ne abbiamo parlato con l’ingegnere Giuseppe Giorgianni, presidente di Confeuropa Sicilia, network di aziende che operano nel settore dell’internazionalizzazione, che aiutano, cioè, altre aziende a vendere all’estero. “Cosa servirà? Liquidità. Con l’emissione di Corona Bond ed Eurobond l’Europa potrebbe garantirci la liquidità di cui abbiamo bisogno, cosicché lo Stato la destini alle banche e le banche all’aziende”, ha commentato Giorgianni. “L’alternativa? Uno Stato che aiuti le aziende senza passare per l’Europa, ad esempio con finanziamenti inizialmente a fondo perduto ed erogati in base al fatturato degli ultimi 3 anni dell’azienda. Servirebbe un piano quinquiennale che agevoli gli investimenti e la possibilità, soprattutto per le piccole e medie imprese, di ottenere finanziamenti. Da non trascurare gli aiuti provenienti in questi giorni da Usa, Russia e Cina, che potrebbero rivelarsi degli ottimi partner per l’Italia”. - Qual è l’anello debole dell’economia italiana? “La burocrazia. Andrebbe snellita il prima possibile. Nell’ultimo decreto c’è scritto che tutti i lavoratori potranno richiedere la Cassa integrazione in deroga, ma pare che il datore di lavoro dovrà anticipare al dipendente il salario (somme che saranno poi recuperate dall’azienda con agevolazioni su tasse e tributi). Il punto è: dove recupera il salario il datore di lavoro se non produce? Insomma, c’è qualcosa che non funziona”. - Su quale settore si dovrebbe investire? “Digitalizzazione. In queste settimane è emersa l’arretratezza del nostro Paese su questo livello, ma ci siamo resi conto più che mai dell’importanza degli strumenti digitali per lavorare e studiare. Ecco, bisognerebbe dotare le scuole e le altre strutture pubbliche di mezzi adeguati e sufficienti che consentano loro di operare più velocemente e al personale di lavorare anche da casa. Una maggiore digitalizzazione contribuirebbe a snellire la burocrazia italiana. Il governo è pronto per un investimento di questo tipo, basta che ci sia collaborazione tra tutte le parti politiche.” Fonte foto: aprentiv.com