Il dott. Li Wenliang era un oculista che lavorava presso l’ospedale centrale di Wuhan, la cittadina più popolosa della provincia di Hubei, da cui pare sia partita l'epidemia di Covid-19. A dicembre il dott. Li aveva notato presso l'ospedale sette casi di contagio che gli ricordavano la Sars. Insieme ad una equipe di medici il giovane oculista cercò di avvertire le autorità in merito ai dubbi che quei casi sospetti gli avevano suscitato. Come riportato dal Pechino Global Times, quotidiano comunista cinese, con lo scoppio dell'epidemia, Li diffuse l'allarme di prevenzione, prima in una chat con alcuni colleghi, e successivamente anche all'estero. Dopo il messaggio però il medico fu messo in guardia dal diffondere panico e false interpretazioni. Il 3 gennaio infatti, convocatolo, le autorità per la sicurezza gli avrebbero fatto capire che sarebbe stato meglio restare in silenzio, iscrivendolo nel registro degli indagati per procurato allarme. [caption id="" align="alignleft" width="179"] Il documento di ammonizione di Li Wenliang, rilasciato dalla Polizia di Wuhan[/caption] Contagiato durante la lotta all'epidemia di polmonite virale causata dal nuovo ceppo di Covid-19, il dott. Li morì il 7 febbraio, all'età di 33 anni, lasciando la moglie incinta del loro secondo figlio. La notizia della morte del medico, lanciata dal Global Times, fu inizialmente smentita dalle autorità, la cosa sollevò numerosi dubbi sulla gestione della fase iniziale dell'emergenza da parte dei dirigenti sanitari e dei politici di Wuahn. «Gli hanno vietato di parlare e ora gli vietano di morire», si legge su Weibo in merito alla nebulosa faccenda che avvolge la scomparsa del dott. Li. Ricevuta la confermata della morte del medico dall'ospedale il governo cinese ha dichiarato di aver aperto un'inchiesta sull'accaduto.