Pietro Lo Monaco è (è stato...?) un dirigente sportivo particolarmente impegnato nel mondo del calcio italiano. Nato a Torre Annunziata (classe 1954), ha sempre rimarcato di essere stato il pupillo di Giampaolo Pozzo all’Udinese. Successivamente divenne il braccio destro di Antonino Pulvirenti, quando questi divenne proprietario del Club Calcio Catania 1946. Nel 2012, dopo aver rotto una prima volta con Pulvirenti, lasciò il Catania. Il 31 maggio 2012 diventò General Manager del Genoa. La presentazione ai media avvenne il giorno successivo durante una conferenza stampa. Dopo pochi giorni, il 12 giugno 2012 Lo Monaco acquisì anche la proprietà del Messina. Il 1º agosto seguente lasciò l'incarico di General Manager del Genoa con dimissioni irrevocabili a causa di alcuni dissidi con il presidente Enrico Preziosi. Neanche il tempo di lasciare il Genoa, e il 27 settembre 2012, durante una conferenza stampa tenutasi allo stadio Renzo Barbera, il presidente del Palermo Maurizio Zamparini comunicò che Pietro Lo Monaco era il nuovo amministratore delegato della società. Il 18 gennaio 2013 Lo Monaco venne eletto consigliere della Lega Serie A. L’avventura palermitana non durò però molto: a febbraio 2013 Lo Monaco rassegnò le dimissioni da amministratore delegato della società a seguito dell'esonero di Gian Piero Gasperini dalla guida tecnica del Palermo Inoltre, la cessione del 10% delle azioni societarie del Palermo, come pattuito all'inizio della collaborazione fra Lo Monaco e Zamparini, non fu mai formalizzata. Tre mesi dopo, il 5 maggio 2013 il Messina, di cui Lo Monaco era proprietario, vinse il girone I del campionato di Serie D approdando fra i professionisti in Lega Pro Seconda Divisione. Dopo la seconda promozione consecutiva, nella nuova Lega Pro unica, il 2 luglio 2014 lasciò la squadra in polemica con il sindaco Renato Accorinti, reo, secondo Lo Monaco, di aver concesso lo stadio San Filippo a un'agenzia che organizzava eventi musicali anziché renderlo a godimento esclusivo della società. In seguito Lo Monaco ebbe un ripensamento, ma nel giugno del 2015, dopo la retrocessione in Serie D ai play-out contro la Reggina, lasciò il club peloritano affermando di aver speso 3 milioni di euro e di non aver ricevuto risposta da parte della città (tifosi e amministrazione) in quei tre anni di gestione.[ Affermò anche che il Messina, essendo una società senza debiti, poteva essere ripescato in Lega Pro, versando a fondo perduto 600.000 euro. Lo Monaco lasciò così la società in mano al sindaco e diede l'incarico di trovare imprenditori locali affinché il Messina non scomparisse nuovamente dal calcio italiano. Il 22 giugno però ci ripensò ancora e decise di rimanere alla guida del club con l'idea di presentare domanda di ripescaggio in Lega Pro, ma il giorno seguente Lo Monaco, l'ad Alessandro Failla e il ds Fabrizio Ferrigno ricevettero un avviso di garanzia per concorso di frode in competizione sportiva in merito alla presunta combine della partita Messina-Ischia 1-1 del 18 aprile 2015, nell'ambito dell’indagine che aveva portato all'arresto, tra gli altri, del presidente del Catania Pulvirenti e del ds Delli Carri. I tre si sarebbero adoperati affinché la gara terminasse con il risultato del vantaggio temporaneo dell'Ischia nel primo tempo e del pareggio finale. Tuttavia i tre vennero successivamente scagionati e nei primi giorni di agosto 2015 lo stesso Lo Monaco vendette la società peloritana (riammessa alla fine in Lega Pro in seguito all'allora scandalo calcioscommesse) ad una cordata di imprenditori locali capitanata da Natale Stracuzzi (imprenditore attivo nel settore nautico), con l'aiuto dell'ex giocatore Arturo Di Napoli che ne diverrà allenatore. Negli stessi giorni Lo Monaco venne inibito per 40 giorni "per aver interferito sulla designazione effettuata dal Commissario della CAN PRO, effettuando allo stesso una telefonata alla sua utenza privata" mentre il Messina ricevette 4.000 euro di multa. Improvvisamente ed inopinatamente riappacificatosi con il patron Antonino Pulvirenti (allora squalificato per calcioscommesse), il 9 giugno 2016 tornò ufficialmente al Catania come Amministratore Delegato diventando anche membro del CdA e cinque giorni più tardi venne presentato alla stampa con tutta la nuova dirigenza del club etneo. Il 4 ottobre 2018 venne eletto consigliere federale per la Serie C (ex Lega Pro) con 25 voti. Sono trascorsi tre anni ed 8 mesi dal rientro di Lo Monaco al Catania ed il bilancio finale non è solo negativo. E’ fallimentare. Il Club ha mancato per due anni consecutivi, 2017/18 e 2018/19, la promozione in serie B. Ha depauperato il patrimonio giocatori e quello economico, tanto che, per parola dello stesso Lo Monaco, il glorioso club rossazzurro è a rischio di scomparire, così come fu per il Messina di cui Lo Monaco era proprietario. L’ultima stagione, quella attuale, è stata, anzi è, un calvario tecnico ed economico. Lo Monaco si è dimesso, prima da amministratore delegato e poi da direttore generale. Oggi ha lasciato Torre del Grifo. Di chi siano le responsabilità principali di questo disastro è superfluo chiederselo. Lo abbiamo scritto e detto tante volte: le minestre riscaldate non servono a nulla. Non vogliamo certo dare il calcio dell’asino, sarebbe impietoso, ma su Lo Monaco aveva verosimilmente ragione Josè Mourinho… Adesso è finita, e certo ricordando il periodo d’oro del Catania in serie A con Lo Monaco artefice di quei momenti viene il magone. Ed il rimpianto, specie pensando ai tanti troppi errori commessi dal 2013 in poi. Ed in primis proprio da Lo Monaco. Chi troppo vuole, dice un vecchio proverbio, nulla stringe. E in ogni caso, per il dirigente torrese si aprirà presto una nuova vita professionale, visto che verosimilmente, andrà a lavorare altrove. E quindi sic transit gloria mundi ! Redazione