La notizia è di oggi; la procura della Repubblica di Taranto ha aperto un’indagine sulla vicenda ex Ilva con l’ipotesi di reato di sabotaggio dell’economia nazionale.Bene ha fatto, anche perché del reato, per la verità un po’ datato, potrebbe risultare essersi macchiato non chi potrebbe pensarsi ”prima facie.”.Il reato in questione, assieme a quello di sciopero ed altri, di cui storia e mutamenti socio economico e politici, hanno fatto giustizia ,entra nel nostro codice penale, il codice Rocco, nel 1930.La corrente spiegazione sulla esegesi di tale norma ci porta alla volontà del Governo di allora di dotarsi di una norma che consentisse di reprimere penalmente condotte dissenzienti dal potere politico.Il reato, pur tuttora presente nel vigente codice penale, viene oggi considerato anacronistico per l’avvenuta mutazione del quadro socio economico e politico.Il problema non è quindi chi verrà individuato colpevole del reato, ammesso e non concesso che reato vi sia, quanto piuttosto quale sarà la percezione che avranno imprenditori ed investitori, italiani e non, in ordine al ripescaggio di una norma”pensata per consentire di reprimere penalmente condotte dissenzienti dal potere politico“.Viviamo in mondo che ha fatto della globalizzazione economica un mantra col quale bisogna confrontarsi giornalmente.Se dopo aver unilateralmente modificato il contratto ex Ilva , annullando la clausola di salvaguardia per i reati precedentemente commessi, il cosiddetto scudo penale, consentendo agli acquirenti di invocare la risoluzione del contratto per mancanza di un requisito fondante, si pensa di risolvere il problema con un avviso di garanzia, c’è di che essere ulteriormente preoccupati.
Alfio Franco Vinci