di Valentina Privitera... Lascia davvero sgomenti la vicenda che sta interessando i lavoratori del call center di Misterbianco Monalisa Contact gruppo Aura per Vodafone Business. I 101 lavoratori del call center si sono ritrovati, catapultati da un giorno all’altro a vivere il peggiore degli incubi di questo periodo, la perdita del posto di lavoro e a dover affrontare, loro malgrado, la dura e destabilizzante realtà. L’ azienda ha infatti deciso di licenziare tutti, (dopo circa due mesi di trattative che almeno all’inizio facevano sperare in un esito ben diverso) motivando questa decisione con la cessata attività per passività di bilancio (tuttavia non documentata da nessuna fonte ufficiale a detta dei Sindacati e degli stessi lavoratori) con l’impossibilità quindi di poter sostanzialmente garantire gli stipendi dei lavoratori. Nessun spiraglio di trattativa, né tanto meno di accoglimento delle istanze e delle richieste dei numerosi lavoratori sono state accolte; anche nel caso di istanze proposte per cercare di trovare un giusto e controbilanciato interesse tra lavoratori ed il risanamento dell’azienda. Muri di silenzio invalicabili. Nessuna apertura da parte dell’ azienda, nessun compromesso ascoltato o quantomeno considerato. L’ unica e sola via e soluzione prospettata dall’ azienda, è la conversione di tutti i contratti di lavoro da tempo indeterminato a contratti di collaborazione, i cd. co.co.co, con conseguente apertura di partita Iva per i lavoratori, e con consequenziale perdita dei diritti e delle tutele garantite da un contratto a tempo indeterminato e maturati anno dopo anno con lavoro e sacrificio dagli stessi, ma comportanti di fatto la de-responsabilizzazione per l’azienda e permettendole di abbassare notevolmente i costi. Ma qui purtroppo non si parla solo di 101 lavoratori anche se il numero di per sé è già ampiamente significativo e drammatico. Si parla di ben 101 nuclei familiari. Formate magari da 2, 3, 4, o più persone per ciascun nucleo. Crediamo sia impossibile non restare attoniti o non indignarsi profondamente, anche solo semplicemente nel domandarsi cosa ne sarà del futuro di queste ben 101 famiglie. Famiglie che magari sentendosi garantite e protette dall’ assunzione a tempo indeterminato, hanno nel corso degli anni contratto un mutuo, o si sono impegnati ad onorare altri tipi di investimento a lungo termine. Ma anche semplicemente famiglie, che dopo mesi di lavoro avevano prospettato una meritata vacanza. Famiglie la cui serenità e quotidianità è stata stravolta e che troppe volte e troppo spesso si ritrovano senza risposte e senza la giusta considerazione che deve essere garantita a chiunque, in una società che dovrebbe essere imperniata ai valori della solidarietà e della difesa dei più deboli. La perdita del lavoro è certamente una degli avvenimenti che più in assoluto lacera e annichilisce chi la vive “sulla propria pelle’’ non c’è dubbio. Tuttavia lacera e impoverisce irrimediabilmente tutta la società, creando ferite profonde e molto spesso non sufficientemente sanate e i cui effetti si ripercuotono su tutti i componenti della stessa. Si sbaglia certamente a voler sminuire tale ipotesi come solo una “vicenda’’ che seppur notevolmente triste ha riguardato qualcuno piuttosto che qualcun altro. Quasi a volte a voler farla passare come una sfortuna, come qualcosa a cui siamo fin troppo abituati e che ormai non produce più alcun tipo di reazione collettiva. Qualcosa la cui soluzione è quasi mai soddisfacente del tutto, e che a volte risulta fin troppo difficile e scomoda anzi, perché non di semplice soluzione. Crediamo che commettono lo sbaglio più grande in assoluto, coloro che non si assumono nessun tipo di responsabilità, pur chiamati dal loro stesso ruolo ad assumerle a qualsiasi grado o livello si collochino. Come ultima considerazione, reputo che i diritti, le tutele e le dignità che solo il lavoro può offrire e che sono stati il frutto di decenni di evoluzioni e di battaglie anche storiche, non possono e non devono assolutamente essere oggetto ai giorni odierni di “contrattazione al ribasso’’ in mancanza di altre soluzioni, e che la persona debba nuovamente essere il centro di una Repubblica che si rispetti e che voglia far tornare in auge i valori su cui si è fondata.