Incredibile. Venivano organizzati i falsi incidenti con una vera e propria organizzazione: dai proprietari delle macchine ai testimoni. E, ancora, medici compiacenti stilavano le perizie di parte e per completare l'inganno servivano le carte false dei centri di riabilitazione da cui emergevano certifica di fisioterapia mai effettuati. Reclutavano le persone bisognose e disposte a tutto, insomma disperate. Disposte anche a farsi spezzare le ossa con i dischi in ghisa che si utilizzano nelle palestre. Quattrocento euro per una gamba, trecento per un braccio... Vittime e gli stessi carnefici diventavano complici per truffare le compagnie di assicurazione: solo che le prime incassavano gli spiccioli mentre i secondi si mettevano in tasca, a volte, anche migliaia di euro. I poliziotti delle squadra mobile di Palermo e Trapani hanno fermato trentaquattro persone. I finanzieri del Nucleo di polizia economica-finanziaria e gli agenti della polizia penitenziaria altre otto. In definitiva, sono dunque 42 in totale le persone raggiunte dal provvedimento della Procura, a cui vanno aggiunti 250 indagati che si sono prestati alle truffe. Un' inchiesta complessa che fa emergere il malaffare dilagante, ma soprattutto uno spaccato di orrore e degrado. Quello di oggi è un seguito del blitz che lo scorso agosto portò in carcere undici persone. Si trattava di una filiera del malaffare, quella scoperta dagli inquirenti. Il primo passo? L'individuazione di disperati disposti a subire menomazioni fisiche anche permanenti che le obbligavano a rimanere persino sulla sedia a rotelle. I finti incidenti, ma con dolore "reale", hanno avuto per protagonisti disoccupati che vivono in condizioni di povertà, tossicodipendenti, ragazze madri, giovani sbandati e un numero imprecisato di senzatetto. Il caso più grave, lo ricordiamo, portò alla morte di un giovane tunisino e proprio dal ritrovamento del cadavere in strada era nata la prima inchiesta.