È proprio vero quanto si legge negli articoli apparsi in questi giorni sulla stampa locale: “Non c’è pace nel mondo scolastico catanese”. Sebbene molti sostengano che le proteste studentesche spesso siano un modo per saltare le lezioni, la mobilitazione che vede attualmente coinvolti gli studenti di quasi tutti gli istituti superiori del centro storico etneo – compresi noi del liceo classico Nicola Spedalieri - ha l’importante obiettivo di riportare all’attenzione dell’opinione pubblica il problema dell’edilizia scolastica e soprattutto della sicurezza delle scuole, irrisolto da anni.Continuano a dire che sono “problemi di poco conto”, che “non c’è nulla che impedisca il regolare svolgimento delle ore didattiche”, in realtà c’è una vera e propria emergenza sicurezza nelle scuole della nostra città e in particolare vogliamo denunciare le criticità strutturali del nostro istituto.La nostra preside reggente, prof.ssa Daniela Di Piazza, si è indubbiamente attivata per dare il via a lavori di manutenzione che, tuttavia, a causa di mancanza di fondi sufficienti, riguardano interventi di piccole entità, le classiche “toppe” che non rappresentano soluzioni definitive.Il liceo classico Nicola Spedalieri è un’istituzione della Città Metropolitana di Catania: un connubio indissolubile lega la scuola alla storia etnea. Essere uno studente dello “Spedalieri” da sempre ha un significato speciale che si esplicita in un legame viscerale tra il Liceo e gli studenti che in esso si identificano.È in nome di questo sentimento che oggi gli studenti si trovano costretti a un nuovo atto di disobbedienza. Sì, disobbediamo. Per amore dello Spedalieri. Gridiamo le nostre ragioni e vorremmo che tutti ascoltassero e vedessero le pareti divorate dalla muffa, i cornicioni che crollano, la palestra inagibile da ben quattro anni, le scale di sicurezza chiuse con catene o sedie e, non ultimo in ordine di importanza, la mancanza di un documento completo di agibilità.Nel mese di ottobre uno studente del liceo, durante un’assemblea, è stato colpito da una scarica elettrica (che per fortuna non si è rivelata mortale): l’episodio ha portato a scoprire l’assenza di “salvavita” negli impianti elettrici della scuola, che ci era stato promesso sarebbero stati installati. Ma a tutt’oggi - dopo quattro mesi – il nostro istituto è ancora sprovvisto di questo importantissimo dispositivo di sicurezza.La nostra protesta ha avuto inizio il 15 gennaio scorso con un tentativo di occupazione concluso dal tempestivo arrivo della Digos, autorizzata dalla preside a procedere con l’immediato sgombero dei ragazzi: la polizia ha anche “schedato” tre studenti minorenni.L’indomani, alla campana delle 8, il suono di un megafono ha annunciato: “lo Spedalieri si dichiara in autogestione!”. È seguita una “assemblea autoconvocata” alla quale gli studenti hanno partecipato in massa per informarsi sui fatti accaduti il giorno prima. A un certo punto è intervenuta anche la dirigente, prof.ssa Daniele Di Piazza, contestata per non aver dato ai suoi studenti spiegazioni su quanto accaduto durante la il tentativo di occupazione. La dirigente ha abbandonato l’assemblea lasciando polemicamente il microfono per terra.E a nulla è servito l’incontro dello stesso pomeriggio davanti al prefetto, durante il quale la preside ha smentito le affermazioni delle due studentesse presenti in rappresentanza del liceo Spedalieri.Il giorno successivo, giovedì 17, gli studenti decidono di continuare la loro protesta proclamando “un’assenza d’istituto” alla quale ha partecipato gran parte degli alunni rimasti fuori dai cancelli a manifestare il loro dissenso. Aule vuote anche venerdì 18 con gli studenti nel cortile dell’istituto ad ascoltare le parole della prof.ssa Trovato (addetto al servizio prevenzione e protezione) che si è dimostrata disponibile al dialogo ma ha anche rivelato che le sue disposizioni non sono state eseguite. Al termine dell’intervento della prof.ssa si presenta una figura conosciuta da pochi studenti, l’ingegnere responsabile servizio prevenzione e protezione il quale diffonde ancora più dubbi e rabbia negli studenti causa diverse contraddizioni all'interno del suo discorso. Gli studenti continuano l’assemblea tramite una protesta silenziosa indossando magliette o cartelli contenenti frasi di protesta (quali “Stop indifferenza”, “Silenzio=Assenso” etc.)Quello che noi studenti chiediamo sono risposte semplici e concrete alle nostre legittime domande:- L’impianto elettrico della scuola è sicuro? Se sì perché non sono presenti documentazioni?- Quanto ancora dovremo aspettare per ottenere la messa in sicurezza degli spazi interdetti come palestra e spogliatoi?- Quando sarà consegnato il documento di agibilità della scuola?- Per quanto ancora gli studenti dovranno fare lezione in classi con porte rotte, serrande inutilizzabili, termosifoni pericolanti o mal funzionanti e per ultimo prese elettriche danneggiate?- In caso di evento sismico, come dovremmo aprire le porte di emergenza SBARRATE?La scuola è il nostro ambiente di lavoro che deve rispettare i requisiti di sicurezza che la legge impone e riteniamo che sia un nostro sacrosanto diritto acche vengano attivati gli interventi necessari a garantire la corretta fruizione degli ambienti in cui ci muoviamo e lavoriamo. Per questo chiediamo alle istituzioni competenti gli interventi necessari e non più rinviabili per la definitiva soluzione dei problemi che per l’ennesima volta vengono denunziati.gli studenti. firmato GLI STUDENTI DELLO SPEDALIERI