Al teatro di Canicattì,per la commemorazione dei magistrati Antonino Saetta e Rosario Livatino, erano quasi “ quattro amici al bar” Sul palco il Procuratore nazionale antimafia Cafiero de Raho aveva un’aria fra lo smarrito e il risentito, almeno così riportano alcuni notisti,e i pochi partecipanti in sala,quasi tutti militari “ comandati per servizio”,non erano da meno. In molti si interrogano sul come è sul perché possa essere accaduto: Assuefazione a queste cerimonie? Calo della tensione antimafia? Paura di mostrarsi? Disgusto per la categoria dei paludati, di cui si incominciano a svelare i vizi privati,oltre alle millantate pubbliche virtù ? La verità,a mio parere, è che le autorità non se la sentono più di metterci la faccia con il rischio di essere prese a fischi e pernacchie, ed i cittadini non credono più a niente e a nessuno. Troppi personaggi di toga e pennacchi scoperti a pascolare con erba infetta, che comunque li ha abbondantemente aiutati a “ vivere alla grande “ all’ombra di una strana umanità,fatta di falsi imprenditori assurti a paladini della legalità; Troppe lungaggini garantiste ed inspiegabili intoccabilità, con la ipocrita formula “ non siamo giustizialisti”; Troppi silenzi sui destini di quanti, fino all’ultimo,ed anche oltre,hanno fatto finta di non capire,spingendosi fino a comportamenti di cui non si può non dar conto all’opinione pubblica. Mi riferisco all’incaricato dell’arresto del cav Montante, che, dopo aver aspettato per due ore dietro una porta chiusa i comodi del catturando,si è pure scusato per il fatto di dover eseguire il provvedimento di arresto. Mi riferisco a giornalisti ed editori, succubi o compiacenti, volti noti della televisione e della carta stampata,che sono tutti lì al loro posto,senza nemmeno la pudenda di un provvedimento dell’ordine o una censura della Associazione degli editori. Mi riferisco a rappresentanti di importanti categorie che oramai potrebbero prestare il volto alle tre scimmiette del” io non vedo,io non sento,io non parlo”,trincerati dietro la frase” non siamo giustizialisti “, nuovo mantra,adottato a tutti i livelli, per giustificare la deliberata scelta di proteggere le mele marce oltre l’indifendibile,ignorando quei codici etici, di cui si sono valsi a piene mani per soffocare il dissenso. Una volta si diceva che quando la gente prende coscienza che” il re è nudo”davanti ai loro occhi crollano i miti. In Italia la gente non crede più a niente,diserta le manifestazioni antimafia,cancella dalla memoria gli eroi ed i martiri, perché nel nostro Paese non è solo il re ad essere nudo, ma l’intero Paese è diventato un campo di nudisti. (foto il punto.news)