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Solenne Pontificale molto partecipato, come sempre. Sono accorsi numerosi stamani in Cattedrale, nonostante l'incertezza del tempo visto che ha pure piovuto in mattinata.
Nella sua omelia, il cardinale Matteo Maria Zuppi presidente della Conferenza episcopale italiana ha definito Agata “Donna di speranza, piena di luce che rende tutto bello, che ci induce a non avere paura mai di voler bene”.
Nel panegirico del cardinale Zuppi, arcivescovo metropolita di Bologna, è stato fatto riferimento all'Anno Santo del Giubileo.
“La santità genera la santità, che ci portiamo dentro – ha poi sottolineato il presidente della Cei nel corso della sua omelia – quei famosi santi della porta accanto possiamo e siamo ognuno di noi. Non stanchiamoci, non rassegniamoci gettiamo amore. La santità non vuol dire la perfezione, vuol dire tanto amore di Dio e tanti frutti che non dobbiamo calcolare, ma quanta gioia sarà donata agli altri. Siamo entrati nel giubileo, tempo opportuno che la Chiesa ci offre per fare memoria, ossia per non vivere solo di emozioni, alla fine senza anima. Qualche volta navigare troppo, tanti selfie ci occupano l’anima, che rischiamo di riempire di tante cose e perdiamo l’anima, per ringraziare dei tanti doni ricevuti. Tante volte siamo felici e non lo sappiamo; soprattutto ricordare chi ce li ha mandati che ci rende consapevoli di essere protetti dal Signore e anche un pò ci libera dal lamentarci dal sentirci e dal sentirci vittimisti e per questo ringraziamo. Poi chi ringrazia è sempre più contento e rende contenti. Tutto questo per trasformare le occasioni in opportunità. Per scegliere il nostro futuro che desideriamo e che Dio vuole. Il tempo che stiamo vivendo ci fa paura, segnato dalla rassegnazione. Il fatalismo, poi, è il contrario della speranza e ci fa sprecare le opportunità, sprecando i talenti che possediamo, che togliamo agli altri oltre che a perderli noi. Il tempo che stiamo vivendo mette paura e la paura e un cattivo consigliere, guerre, violenze e disillusioni. E’ la speranza che ci da forza non viceversa e la forza è quella dell’amore che abbiamo dentro”.
Al Pontificale, oltre all'arcivescovo di Catania monsignor Luigi Renna, hanno partecipato il cardinale Paolo Romeo, arcivescovo emerito di Palermo e quasi tutti gli arcivescovi (anche l'ex Gristina) e i vescovi siciliani, i canonici, il clero e i seminaristi.
Il porporato ha rivolto alle autorità e al popolo di Dio un profondo messaggio di speranza.
Presenti nelle prime file al Duomo, il ministro Musumeci, l'eurodeputato Falcone, il presidente della Regione Siciliana Schifani (accompagnato per l’occasione dal presidente dell’Ars Galvagno), il prefetto Librizzi, il sindaco Trantino e l'ex Pogliese. Oltre all'ex deputato Castiglione, l'onorevole Barbagallo e la deputata regionale Saverino. Presente pure il rettore Priolo.
Apprezzatissimo il finale dell'omelia, di Zuppi, quando, sciorinando un quasi perfetto siciliano, lui che è romano di nascita e bolognese di adozione, ha concluso il suo intervento: “Chiamamula cu grazie e cu cori. Taliatila che bedda. Avi du occhi che parunu du stiddi e na ucca ca pari na rosa. A patruna di Catania virgini, martiri e miraculusa. Semu tutti devoti, tutti cittadini. Evviva Sant’Agata”.
In avvio del solenne rito, l’arcivescovo metropolita di Catania ha rivolto agli illustri ospiti un saluto, ringraziandoli per la presenza e rilanciando un messaggio di fede: “Per l’impegno in favore della pace, per il quale le diciamo grazie”, quindi ha aggiunto: “Agata ha insegnato a questa città a rialzarsi – ha detto tra le altre cose monsignor Luigi Renna – ad “organizzare la speranza” come ha avuto modo di sottolineare e citare ancora una volta nei suoi interventi pastorali il vescovo Antonino Bello”.
Tornando a rivolgersi all’arcivescovo di Bologna, monsignor Luigi Renna ha sottolineato il valore della presenza del porporato a Catania: “Catania la saluta come colui che è pastore, che ha a cuore il popolo, che grazie al suo impegno e la sua amabilità lei tiene unita la Chiesa in questo cammino giubilare delle Chiese. Noi ci sentiamo confermati nella comunione ecclesiale che è garanzia di una rinnovata missione della Chiesa e del nostro servizio alle membra più fragili della nostra società e di quanti raggiungono le nostre coste attraversando il Mediterraneo alla ricerca di speranza. Questa è una terra di approdi, questa è una terra che ci fa guardare per forza alla speranza”.
L’arcivescovo metropolita di Catania ha quindi sottolineato l’esigenza della devozione a sant’Agata, in quanto lei non si è tirata indietro di fronte alle difficoltà della testimonianza cristiana, quando si è trattato di essere testimoni del Vangelo”.
Monsignor Luigi Renna ha poi ricordato i martiri del nostro secolo, vanto della Sicilia: il giudice Rosario Livatino e il parroco di Brancaccio, don Pino Puglisi: “Resi martiri da quella religione capovolta che è la mafia”.
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